Amir elSaffar – Crisis

Amir elSaffar - Crisis

piRecordings – pi 59 – 2015



Amir elSaffar: tromba, voce, santour

Ole Mathisen: sax tenore, sax soprano

Nasheet Waits: batteria

Carlo DeRosa: basso

Tareq Abboushi: buzuq

Zafer Tawil: oud, percussioni








Vulcanica crudezza e ricercatezza di tratto non necessariamente sono caratteri antitetici, almeno quando sono vettori dell’incontro, talvolta con le violenze e gli impasse del caso, di culture evolutesi parallelamente e dal cui cimento sortisce un neo-linguaggio che magnifica, laddove non esaspera, i corposi sedimenti rispettivi e dei loro correlati.


Attivo alfiere di una “identità irakena” (cosa in sé relativamente ardua essendo tale paese un melting forzato tra più popolazioni, di identità autoctona non sempre viscerale) cui lo stesso non è stato precocemente educato, ma piuttosto gradualmente recuperata nel corso della formazione, Amir elSaffar è una presenza già affermata della scena chicagoana ,alla quinta esperienza discografica presso la titolatissima etichetta, e più in particolare alla terza con l’ensemble Two Rivers, che nella propria dicitura riporta la millenaria mitologia dei due fiumi Tigri ed Eufrate e le discendenti culle di civiltà, ma egualmente si palesa agguerrito circa logiche ed orientamenti del jazz multilingue.


Dèdito alla revisione dell’idioma jazz mediante la pratica del Maqâm, storica modalità in auge entro la cultura musicale ottomana, e tuttora pratica viva anche nella propria terra d’origine, elSaffar coltiva e conduce un increspato stile ed una pratica estetica “fervente”, che non si limita alla regia del complesso sound della propria band, ma vi apporta una triplice anima performante in cui sono forti d’incisività le figurazioni vocali e le ondulazioni delle corde del santour, sviluppando inoltre una personale incarnazione dello strumento d’ottone in una complessa anima interpretativa di lirismo spesso spezzato e dolente, bilanciato da una carica espressiva d’ensemble talvolta macchinosa in apparenza, ma capace di slancio e souplesse, forte di rodate sinergie, il tutto adeguato a conformare la progettualità d’ampio respiro del pluristrumentista, i cui instabili equilibri risuonano segnati da arabismi non retorici e grida urbane.


Di questo originale performer e creativo (di cui vogliamo ricordare un’ulteriore, importante esperienza nel contemporaneo album Saadif, con agguerriti partner nostrani e qualitativamente prossimo a questo in oggetto) permane dunque incisiva la testimonianza, spiccatamente pregna di emergenze contemporanee, alla cui divulgazione di coscienza dona un apporto originale e sentito e che, responsabilmente, non lesina in asperità sul fronte linguistico ed espressivo ed egualmente in raro senso poetico, nonché in atti di (civile) forza.



Link correlato: pirecordings.com/album/pi59