AlfaMusic – AFMCD188 – 2016
Enrico Intra: pianoforte
Paolino Dalla Porta: contrabbasso
Mattia Cigalini: sassofoni
Titolo calibrato e di significativa ovvietà, nel dar ragione delle trame d’incontro di tre generazioni e, si suppone, tre differenti mo(n)di del “fare jazz” , quantunque sia nella natura del canone l’interscambio e la velocità di pensiero e del gesto adattativo.
Insomma, nessun apparente imbarazzo formale o alcuna ingessatura lungo questo appuntamento, recentemente ripreso in live presso il milanese Piccolo Teatro Strehler, che renderà appagante conto del rodaggio quasi quinquennale del trio, forte delle aperture di visuale e delle proficue esperienze linguistiche individuali.
Ampia la visione di gioco del veterano Enrico Intra, la presenza che definiremmo meno ovvia, ma non certo per la versatilità e l’inventiva a tratti spiazzante dimostrata, nel disporsi su un performante lato creativo del trigono che trascende la dimensione armonica per una ben più articolata dimensione di gioco, investendosi all’occorrenza di ruoli di martello percussivo e suggeritore di spunto melodico al lirismo nervoso e ai flussi spezzati di Cigalini, presenza fresca ma già di compiuta “coscienza” jazz, fungendo l’elastica voce delle quattro corde di Dalla Porta da corposo legante, quando non da ispirato controcanto, tra le (tendenziali) quadrature del pianista e gli slanci centrifughi del sassofonista – fatto salvo quanto tutti qui si mostrino agilmente pronti agli avvicendamenti di ruolo.
Dagli assist informali alle sghembe linee classiciste, da animazioni spettrali a declamazioni notturne e roche tinte gospel, le instabili figurazioni del trio risuonano pervase da una cospirazione dialettica e un provocatorio gioco di rimandi, in cui la costruttività appare di secondo piano, risultando più operosa la captazione del momento, cui tutti contribuiscono con libertà di canovaccio.
Triangolazione paritaria tra distinti sodali, all’insegna dell’ascolto reciproco e della cooperazione estemporanea, quella posta in risonanza lungo le 17 Cell, elementi monadici a triplice voce ed effervescente sviluppo, che si riveleranno attrattivi per più fasce di ascoltatori; pur essendo, nel fresco e spesso informale soundscape, palpabilmente sintonizzato sulle “nuove forme”, poco sembra contare la fissazione di “genere”, qui graziato da giovanilismo d’approccio e dal sapiente linguaggio dei diversamente maturi partecipanti che, se non mirano a sancire l’evento miliare, egualmente trasmettono la carica dell’impegno partecipativo e il valore in purezza della sommazione dei talenti.