Ingrid Laubrock – Serpentines

Ingrid Laubrock - Serpentines

Intakt Records – CD 272 – 2016



Ingrid Laubrock: sax tenore, sax soprano, glockenspiel

Miya Masaoka: koto

Peter Evans: tromba, tromba piccolo

Craig Taborn: pianoforte

Sam Pluta: elettroniche

Dan Peck: tuba

Tyshawn Sorey: batteria








Nell’arco di un tempo assai breve Ingrid Laubrock, tedesca autodidatta precocemente migrata alla volta di Londra per un “concreto” praticantato da musicista di strada ma non tardante ad inserirsi fattivamente entro locali formazioni di ibrido stile, si è radicata sulla East Coast imponendovisi fattivamente tra le più attive figure del nuovo free, animatrice o co-protagonista ormai di decine d’incisioni, voce stabile degli ensemble di Anthony Braxton e particolarmente in causa nella scena creativa newyorkese dell’ultima e penultima generazione.


Si concede adesso una licenza dagli abituali ensemble (Anti House, Sleepthief, Tom Rainey trio e le sempre nuove quanto ormai incalcolabili line-up) ma non certo una sosta creativa, allestendo una formazione all-new che chiama a raccolta personalità di profilo vario ma comunque d’alto spessore, devolvendosi ad un settetto aderente alle forme più speculative dell’odierno avant-jazz, in particolare rispondendo ad un programma su commissione del Vision Fest di New York.


«Incaricata di assemblare una nuova band, non ho esitato coinvolgendo alcuni dei miei musicisti favoriti: Craig Taborn, Miya Masaoka, Tyshawn Sorey, Dan Peck and Sam Pluta, immaginando immediatamente la musica e, in ragione dei diversi background rispettivi e delle possibilità strumentali, ho allestito una partitura principalmente grafica e molto gestuale – più la “forma” di un pezzo che la sua tradizionale notazione. Questo brano è stato quindi accorciato nella title-track di questo album, Serpentines. Mi resi conto della mancanza di un altro strumento a fiato e, poiché ho sempre adorato la combinazione del sax con la tromba piccolo, fu facile la scelta di aggregare alla band l’incredibile Peter Evans, che suona in tre dei quattro brani.»


Così ha voluto introdurci di persona Ingrid Laubrock (come ormai di consueto), per una volta dissociata dal consorte Tom Rainey (nonché dalla ricorrente partner Mary Halvorson), per investirsi in un progettuale affresco di cui alle premesse, in cui i dotatissimi solisti s’installano con egualitarismo nel patchwork istantaneo, vivacizzato da frizzanti energie e colori effimeri ma di nitida tinta, cui contribuiscono gli alieni suoni del nipponico koto, ottoni di varia gravità e le sibilanti elettroniche, il tutto solcato da segni ed intuizioni, metallici ed eolici, della titolare.


Questa instancabile “musical border-crosser” volta dunque ulteriormente pagina verso un ulteriore livello di ricerca, molto intriso dello stato rappresentativo delle attuali post-avanguardie che, non soltanto per il ben amministrato assortimento delle timbriche quanto per la naturale propensione alla riconsiderazione della forma da parte di tutti i partecipanti, riesce con efficacia ad allestire un laboratorio spettacolare d’energie via via più frizzanti, abili ad organizzarsi entro un ben abitato corpo teatrante, in una tensione collettiva che è testimonianza spontanea della vitalità del fronte “open”.


Link correlato: www.ingridlaubrock.com