Vik & The Doctors of Jive: a tutto swing!

Foto: dalla pagina facebook di Vik & The Doctors of Jive










Vik & The Doctors of Jive: a tutto swing!


Classe 1967. Marchigiano, ma ormai milanese d’adozione, visto che vive nel capoluogo lombardo sin da quando era bambino. Voce e animatore dei Vik & The Doctors of Jive, Vik Dinamite è la sua identità sul palco. Abbiamo incontrato Vittorio Marzioli e con lui abbiamo ripercorso le tappe che hanno dato vita alla formazione, nata nel 2005 e già presente con il suo swing frizzante sui più famosi palcoscenici italiani.



Jazz Convention: Da quanti anni canti jazz?


Vittorio Marzioli: È cominciato tutto, quasi per gioco, intorno al 2000. Prima ero impegnato maggiormente in ambito pop, insieme ad una cantante, Samantha Iorio, che fa prevalentemente soul e che ora si esibisce con Mario Biondi. Sono sempre stato un amante della musica italiana degli anni cinquanta e sessanta, in special modo Fred Buscaglione, e dei cantanti storici americani, come Frank Sinatra, Dean Martin e i loro standard meravigliosi. Per i Doctors, Louis Prima è una delle nostre principali ispirazioni per quanto riguarda gli arrangiamenti. Prima utilizzava un combo, un’orchestra minimale, per risparmiare i costi: dove c’erano sezioni fiati con molti strumentisti, lui aveva una sezione composta da una tromba, un trombone e un sax. Ovviamente, per tirare fuori qualcosa di interessante con una strumentazione così ridotta doveva lavorare molto sull’arrangiamento…



JC: Insieme agli americani, nel vostro repertorio, come dicevi prima, entrano Carosone, Buscaglione, Luttazzi, Kramer, i Cetra…


VM: Assolutamente. L’ispirazione scenografica che rimanda all’immagine da “gangster” dei Doctors, poi, fa capire come Buscaglione sia un vero riferimento per noi e, nel nostro repertorio, abbiamo un bellissimo medley dedicato a Buscaglione, realizzato riarrangiando i brani, con delle sonorità rivisitate.



JC: Nel vostro concerto ci sono anche pezzi strumentali?


VM: A tutti gli effetti, il nostro è uno spettacolo più che un concerto. Abbiamo un’introduzione musicale e, poi, una situazione strumentale a metà concerto. La nostra caratteristica fondamentale è una forte influenza jazzistica. Solitamente, chi fa il jive arriva dal rockabilly, la chitarra ha un ruolo molto importante. Invece noi non abbiamo la chitarra, come armonia abbiamo solo il pianoforte e l’ispirazione è molto jazz. Un jive molto orientato al jazz.



JC: Quali sono i nomi degli altri componenti di Vik & The Doctors of Jive?


VM: Abbiamo Fabio Buonarota alla tromba, Germano Zenga al sax tenore e, per completare la sezione fiati, Carlo Napolitano al trombone. Spesso, ultimamente, lavoriamo con Fabio Moretto, un altro fuoriclasse, come seconda tromba. Alla ritmica abbiamo Tommaso Bradascio alla batteria, Alex Carreri al contrabbasso e Stefano Pennino al piano, un giocane pianista che adora suonare in stile e questo è importante per noi. Occorre poi considerare che sono tutte partiture e quindi è necessario avere musicisti molto precisi: l’organico deve viaggiare insieme e dare la botta, quando serve.



JC: L’impressione è che, oltre alla tecnica, vi divertiate molto mentre suonate… credo sia un fattore importante per trasmettere le emozioni al pubblico.


VM: Solitamente, in un concerto jazz c’è un’attitudine molto tranquilla da parte del musicista: si espone il tema, poi si aspetta l’assolo e vai dicendo… invece nel jive, le dinamiche sono un po’ diverse e sono riuscito, mi prendo anche il mio merito in questo, a dare un’idea di spettacolo a questi ragazzi che erano abituati a vivere il concerto in maniera più “quiet”, molto più di intenzione e di ricerca.



JC: Si sente molto, nei vostri arrangiamenti, la mano di Vince Tempera…


VM: A prescindere dal fatto che sia un conoscitore di musica davvero a trecentosessanta gradi, Vince ha ulteriormente dato alla nostra musica l’idea di spettacolo. Vince è una persona che lo spettacolo lo vede, i suoi successi non sono dovuti al caso, va oltre il semplice ruolo del direttore d’orchestra o del musicista. I suoi arrangiamenti hanno fatto in modo che gli strumenti iniziassero a parlare tra loro, cosa che prima non succedeva: i nostri arrangiamenti, prima del suo intervento, erano piuttosto rigidi, molto più legati all’assolo. Noi abbiamo ripreso un arrangiamento molto articolato di Night and Day fatto da Louis Prima, ad esempio: lui ha cambiato lo special dei fiati e ha dato così, secondo me, un colpo in più.



JC: Come vi siete conosciuti con Vince Tempera?


VM: In maniera, tutto sommato, fortuita… Per un periodo siamo stati resident band a La Salumeria della Musica e Vince Tempera è venuto a sentire uno dei nostri concerti. Era al tavolo, in mezzo al pubblico, e non mi ero nemmeno accorto che fosse presente. Alla fine del primo tempo è venuto dietro le quinte per farci i complimenti per la nostra versione di Everybody Loves Somebody Sometime, brano interpretato spesso da Dean Martin. In effetti, è una versione divertente, è un arrangiamento che funziona… Questo è successo tre anni. Da lì ci siamo scambiati i numeri e poi è cominciato il nostro rapporto con lui. Vince è stato sempre molto carino: ci ha regalato una bella introduzione per l’inizio dei nostri concerti.



JC: Siete arrivati al terzo capitolo della vostra discografia…


VM: A gennaio, uscirà ufficialmente il nostro terzo disco che si intitola Guarda che luna ed è il disco arrangiato da Vince Tempera. Nel disco ci sono otto inediti e tre cover, tra cui l’arrangiamento di Vince di Guarda che Luna. Gli inediti sono tutti composti da noi e “sistemati”, alla fine, da Vince. Il disco è tutto cantato in italiano e tutto in stile. C’era una volta, nel 2009 è stato il nostro primo disco e, invece, era un disco prevalentemente di cover di Buscaglione e Carosone con qualche live. Il secondo era un live registrato nel 2011 a Le Scimmie, qui a Milano, prima che chiudesse. I due dischi sono andati bene: nel primo disco c’era un brano, Dejà Vu, che andò a finire in un film, AmeriQua di Marco Bellone e Giovanni Consonni, con Giancarlo Giannini, e siamo stati presenti come band anche all’interno della storia. Lo stesso brano è stato scelto da Paolo Belli per far parte del progetto Giovani e Belli: Paolo ha scelto dieci compositori, tra cui appunto me e Germano Zenga, e ho reinterpretato il brano insieme a lui. Il disco nuovo è un disco più “nostro”: le tre cover sono Guarda che luna, appunto, e poi Vorrei che fosse amore – il brano che cantava Mina, in una nostra versione jive molto divertente – e Quando dico che ti amo, dove i fiati partecipano come coro.



JC: Il vostro prossimo concerto sarà al Blue Note il 9 dicembre. Ci saranno novità in quell’occasione?


VM: Non troppe, perché sarà un concerto molto serrato nei suoi settanta minuti. Ci sarà il Maestro Tempera che dirigerà l’inizio e poi verrà sul palco con me per fare un paio di cose carine che non svelo per lasciare l’acquolina in bocca a chi verrà a a sentirci. Avremo un medley divertentissimo, dedicato a Louis Prima, dove riprendiamo in qualche modo la sua “italianità”.



JC: E poi, in futuro?…


VM: A gennaio uscirà il disco e quindi avremo tutta la fase di promozione, con passaggi radiofonici, altri concerti e tutto il resto che potrete trovare sul nostro sito web: doctorsofjive.com e sulla nostra pagina facebook