Aisha Ruggieri – Southlitude

Aisha Ruggieri - Southlitude

Caligola Records – Caligola 2212 – 2016





Aisha Ruggieri: pianoforte, tastiere, Fender Rhodes

Gianluca Carollo: tromba, flicorno

Lorenzo Calgaro: contrabbasso

Marco Andrighetto: batteria

Antonio José Molinas: percussioni








Aisha Ruggieri con Southlitude porta tutto quello che proviene dall’approccio jazzistico – le dinamiche, il linguaggio, l’improvvisazione, l’interplay e via dicendo – a reagire con un repertorio estremamente vario, dalle influenze chiare e divergenti. Se Led punta dritta al rock dei Led Zeppelin – e non solo il loro… – in modo anche più chiaro e luminoso di quanto non faccia già il titolo, le nove tracce ci conducono attraverso il tango, il dub, il mondo classico e, naturalmente, le varie declinazioni del jazz. Le stesse coordinate del ragionamento le ritroviamo nella costituzione del quintetto: le percussioni ampliano la sezione ritmica; contrabbasso, pianoforte e tromba richiamano la dimensione jazzistica più canonica; l’intervento e la scelta dei suoni delle tastiere combina nella tessitura armonica e nei fili melodici le tante anime presenti nelle composizioni.


Nei quasi cinquanta minuti del lavoro, il quintetto affronta una costruzione sonora densa nei suoi numerosi risvolti e percorre senza timidezze tutte le sue direzioni. Lo sviluppo di Southlitude procede senza pause: i cambi di scena avvengono rapidi e diretti, non sono dilatati da interludi, ma vengono esplicitate e sfruttate dal punto espressivo le differenze tra i vari “ingredienti”.


Se in qualche modo questo atteggiamento può disorientare al primo ascolto, con i successivi passaggi si comprende meglio la logica di un disco che non cerca la sintesi a tavolino, in modo asettico, ma arriva appunto al suo risultato per mezzo del suono e dell’applicazione, del confronto anche immediato tra i diversi elementi e tra le inclinazioni dei singoli musicisti. Southlitude apre sempre nuove finestre stilistiche: rappresenta chiaramente un punto di partenza – anzi, e più precisamente, una serie di punti di partenza – verso una prospettiva musicale che supera i generi. La pianista si dirige in modo esplicito verso una visione totale: l’ispirazione viene da materiali diversi e diventa significativo l’approccio con cui questi vengono utilizzati.


L'”evocazione del Sud” – se mi si passa questa “traduzione” del titolo – attraversa i nove brani del lavoro come una vena di colore. La ritroviamo nel modo di porgere il ritmo e in alcune scelte sonore, la presenza delle percussioni su tutte. Non è un riferimento estremamente diretto ma aleggia come un luogo immaginario o desiderato dove volgere lo sguardo: certo, si manifesta in modo esplicito nel brano (semi-eponimo) South, ma rimane presente in maniera discreta nel corso dei nove brani, una sorta di denominatore comune con cui dare coerenza al complesso della musica proposta.



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