Cristal Records – CR246 – 2016
Nico Morelli: pianoforte, tastiere
Barbara Eramo: voce
Davide Berardi: voce, chitarra
Raffaele Casarano: sax soprano
Camillo Pace: contrabbasso
Mimmo Campanale: batteria
Vito De Lorenzi: percussioni
Nico Morelli svela nella “quarta di copertina” la motivazione insita in Unfolkettable Two: «un invito a fondere la tradizione classica di tutte le musiche folkloristiche del Meridione d’Italia con le sonorità americane del jazz.» Con l’ulteriore connotazione, se si vuole, portata dal fatto che il motto è scritto in francese, vista la nazionalità della casa discografica e l’ormai solido rapporto del pianista pugliese con la scena francese.
Come rivela in modo altrettanto esplicito il titolo, Unfolkettable Two segue a distanza di dieci anni il primo volume dallo stesso titolo e animato dalla medesima intenzione. Un filone, quindi, preciso e identificabile nella vicenda musicale di Morelli. A differenza del primo dove erano presenti diversi musicisti francesi, il secondo lavoro vede all’opera solamente musicisti pugliesi.
Canzone popolare e brani dalla chiara ispirazione jazzistica si alternano in un lavoro volutamente non ortodosso per costruzione. Se i brani ripresi dalle radici pugliesi – Lu Rusciu De Lu Mare, Sta Strada, Bella Ci Dormi e All’Acqua – mantengono l’impianto e il pathos dell’originale anche grazie all’intervento delle voci di Barbara Eramo e Davide Berardi, tracce come Espi, Silicium oppure Un buon inizio rappresentano il versante più canonicamente jazzistico. A metà strada si collocano le danze composte da Morelli – Tarantella Del Gargano, Pizzica Fattincasa e Danza Della Nebbia – dove le due influenze si confrontano e lasciano emergere con maggiore decisione la sintesi cercata dal pianista nel lavoro.
Il titolo stesso del disco combina folk e tradizione della canzone declinata in jazz e il senso melodico è il filo che anima tutto il lavoro. Morelli è abile nel non far prevalere un elemento a danno dell’altro: sfrutta i suoi solisti secondo le usuali dinamiche delle formazioni jazz e, in modo preciso, il bagaglio “etnico” offerto dalle percussioni, dalle voci e dalla grammatica del linguaggio popolare e li combina in un ricco e funzionale ventaglio espressivo.