Greg Burk Expanding Trio – Deep Blue Sky

Greg Burk Expanding Trio - Deep Blue Sky

Rara Records – PHM150917GB – 2015





Greg Burk: pianoforte, moog, washint, voce

Stefano Senni: contrabbasso

Enzo Carpentieri: batteria, percussioni








Sono diverse le direzioni verso cui cerca di espandersi la nuova formazione guidata da Greg Burk.


Una deriva astronomica lega i titoli dei brani e consegna all’ascoltatore la traccia di un vero e proprio concept album fatto di sguardi e riflessioni sulla volta celeste: Boson Bounce, Spacetime Slide, Starbright Reverie, Celestial Caress, Triad Again, Elliptic Incantation, Run Neutrino Run, Deep Blue Sky e We Go.


Dall’altra parte, c’è l’espansione legata all’idea di espandere il formato del piano trio verso nuove possibilità espressive, meno consuete e più elettriche, caratterizzate dalla presenza del moog. Il Greg Burk Expanding Trio rappresenta perciò la connessione creativa degli spunti portati dai suoi tre componenti vale a dire, il contrabbassista Stefano Senni e il batterista Enzo Carpentieri, oltre naturalmente al pianoforte e al moog di Burk. In questo modo, i tre protagonisti riescono a gestire, sin dall’inizio del disco, un protagonista potenzialmente ingombrante e senza dubbio eccentrico: interplay, dedizione e dialogo permettono di contestualizzare il vocabolario sonoro del moog per trasformare il piano trio in qualcosa di differente dal solito. Allo stesso tempo, è ovvio ricordare che, per quanto espanso, il trio non diventa quartetto: un fatto esplicitato dal nome della formazione e reso evidente dall’ascolto delle tracce. Nell’economia del trio, se il moog viene utilizzato come un eventuale solista, le sue linee sono pur sempre prodotte dal pianista: non è una mera questione di indipendenza tra le voci, ma una naturale ed istantanea convergenza e, per altri aspetti, la conseguenza della creazione dei suoni attraverso una tastiera analoga a quella del pianoforte, per quanto aumentata da manopole e interruttori. Inoltre, poi, in diversi passaggi – ad esempio nell’intera evoluzione di Starbright Reverie nella conclusiva We Go e, per paradosso, nella title track Deep Blue Sky – il moog prende un turno di riposo. In We Go, peraltro, il trio viene aumentato dalla voce di Burk.


Le composizioni presenti all’interno del disco riflettono la visione musicale di Burk: sperimentazione e aderenza al mainstream, libertà espressiva e conoscenza della tradizione, seria applicazione e sguardo ironico convivono in modo stretto e correlato. Il linguaggio del pianista si fonda proprio sulla sintesi di queste ambivalenze ma anche di altre curiosità e di fili sottili ma utili per legare elementi anche estranei tra loro. L’intervento di Senni e Carpentieri è sempre propositivo: con entrambi il pianista ha delle collaborazioni di lunga data ed entrambi sono capaci di calarsi in una molteplice quantità di contesti con personalità e presenza, senza limitarsi a svolgere il compito. La conoscenza reciproca consente di espandere, anche in questo senso, le potenzialità dell’intuizione di portare il moog, con tutto il suo immaginario, all’interno del piano trio.



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