Foto: Fabio Ciminiera
La musica di Piazzolla riletta da Anna Serova, Gianni Iorio e Pasquale Stafano
Pescara, Teatro Massimo – 10.2.2017
Anna Serova: viola
Gianni Iorio: bandoneon
Pasquale Stafano: pianoforte
La musica di Astor Piazzolla tra mondo classico e suggestioni del jazz. Il concerto tenuto a Pescara, nell’ambito della stagione dei concerti della Società del Teatro e della Musica Luigi Barbara, da Anna Serova, Gianni Iorio e Pasquale Stafano potrebbe essere ben sintetizzato da un sottotitolo del genere. E si potrebbero, poi, subito sottolineare la classe e l’eleganza della gestione del repertorio e della scelta dei brani, la capacità di interagire sul palco e di porre con cura tutti gli accenti sullo sviluppo dei brani.
Astor Piazzolla si colloca senz’altro nel novero dei grandi della musica del Novecento. Una sintesi, la sua, in grado di mettere a confronto il tango suonato in Argentina nella prima metà del secolo con le spinte provenienti dal jazz e dalla musica contemporanea, in grado di rinnovare in maniera profonda e attenta il materiale della tradizione. Nel concerto tenuto dai tre musicisti si coglie il senso e la modernità della scelta operata da Piazzolla: il “nuevo tango” come musica in grado di parlare un linguaggio di sintesi e incontro tra anime espressive provenienti da mondi differenti. Il programma del concerto è costituito in massima parte dalle sue composizioni e ripropone la lettura classica del materiale unita ad una interpretazione personale, la dimensione dell’assolo viene variamente combinata con l’improvvisazione e con l’espansione melodica dei temi e con le esecuzioni originali – scritte o registrate, a seconda dei casi. La scelta dei brani esplora con libertà le varie anime del mondo di Piazzolla: due delle quattro Estaciones Porteñas, per la precisione il Verano e l’Invierno; pagine struggenti come Oblivion, Adios Nonino e La muerte del Angel; le più movimentate Decarisimo e Escualo. A fare da cornice al programma due brani non firmati da Piazzolla: in apertura Sagra d’Estate, tema composto da Gianni Iorio ed eseguito in duo con Pasquale Stafano; in chiusura, prima dei bis conclusivi, Milonga y Chacarera, tema composto da Roberto Molinelli per Anna Serova, in grado di esaltare lo stile della violista sui ritmi delle danze sudamericane.
Un lavoro intenso all’interno della partitura e una scelta sempre accurata delle sonorità sia per quanto riguarda i singoli che il trio nel suo complesso. La “trasposizione” del repertorio dal violino alla viola, ad esempio, diventa la chiave per esplorare un registro differente da quello usuale e, comunque, dalle sonorità presenti nelle incisioni pubblicate dallo stesso compositore argentino. La miscela di energia e lirismo è sempre equilibrata e coerente. E il pubblico che richiama per tre volte i musicisti sul palco testimonia come le scelte compiute da Serova, Iorio e Stafano siano assolutamente centrate. Se il primo ritorno è di prammatica, tanto da essere appunto il brano scritto da Molinelli e inserito nel programma di sala, e il secondo è in qualche modo “chiamato” – come fare un programma dedicato a Piazzolla, senza una esecuzione di Libertango? – la terza è l’occasione per una breve rilettura di Oblivion, dal momento che il concerto del trio rappresenta la prima uscita su un palco “ufficiale” e quindi il materiale a disposizione è ancora quantitativamente limitato.
Gli stessi limiti non si riscontrano, però, dal punto di vista qualitativo e per quanto riguarda l’approccio e le combinazioni interpretative proposte dal trio: un felice gioco di intersezioni tra mondo classico e visione jazzistica, come si diceva all’inizio, tra rispetto per la partitura e libertà, tra tradizione e curiosità, tra impasti timbrici e senso espressivo.
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