AlfaMusic – AFPCD152 – 2015
Cecilia Sanchietti: batteria
Davide Grottelli: sassofoni
Gaia Possenti: pianoforte
Stefano Napoli: contrabbasso
ospiti:
David Boato: tromba, flicorno
Mara Rinaldi: voce
Michele Martino: percussioni, voci
Titoli, ritmi, scelte sonore rimandano in modo continuo all’Africa, sia pure con prospettive e intensità differenti. Circle time è un lavoro delicato, giocato su accostamenti timbrici sempre equilibrati e con una attenta regia complessiva. Si potrebbe aggiungere anche una visione collettiva dal momento che il suono del quartetto si “nutre” del contributo democratico e costante di tutti i componenti. L’aspetto diventa ancor più evidente se si guarda alla firma dei brani: Cecilia Sanchietti lascia entrare nella scrittura i contributi dei suoi compagni di avventura e di altri collaboratori e condivide con Federica Zammarchi la composizione dei temi. La scaletta poi è completata da Witchi Tai To di Jim Pepper e Rosa di Hamilton de Holanda.
Il rimando all’Africa si miscela con uno sguardo capace di abbracciare le tante evoluzioni del jazz attuale. Si parte, in qualche modo, dalle evoluzioni indirizzate dai capolavori del 1959: mainstream e post bop, inflessioni modali, suggestioni folkloriche, aperture melodiche si intrecciano in un disco condotto con maturità. I vari elementi si combinano in maniera coerente proprio per la visione collettiva e plurale con cui viene architettata la musica. Tra le varie declinazioni che si possono dare all’aggettivo circolare del titolo, si può sottolineare il movimento innescato tra i numerosi spunti di partenza: gli elementi prendono così connotazioni via via diverse, senza snaturarsi ma aggiungendo di volta in volta accenti e possibilità.
Le voci che aprono il disco offrono all’ascoltatore un rimando chiaramente africano e se poi questo elemento, nel corso del disco, viene ripreso e colora temi e improvvisazioni. Il riferimento diventa il fil rouge di Circle Time senza forzature o imposizioni: l’intenzione di Cecilia Sanchietti e dei suoi musicisti è guardare alle possibilità contenute nelle numerose declinazioni e nelle chiavi espressive presenti oggi nel jazz. Grazie ai successivi interventi la concezione è sempre plurale ed è proprio la mediazione tra i molteplici punti di vista a fornire la sintesi che rende fluidi i passaggi e che permette alle diverse anime di coesistere e di valorizzarsi a vicenda.
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