L’omaggio di Macerata Jazz a Massimo Urbani

Foto: Fabio Ciminiera










L’omaggio di Macerata Jazz a Massimo Urbani

Macerata, Teatro Lauro Rossi – 3.3.2017

Mike Melillo Piano Solo

Mike Melillo
: pianoforte

Emilia Zamuner + DEA Trio special guest Emanuele Cisi

Emilia Zamuner
: voce

Andrea Rea: pianoforte

Daniele Sorrentino: contrabbasso

Elio Coppola: batteria

Emanuele Cisi: sax tenore



Il secondo appuntamento di Macerata Jazz 2017 è stato declinato come un vero e proprio omaggio a Massimo Urbani: alla sua figura di musicista, al Premio che porta il suo nome e che viene organizzato ogni anno a Camerino da MusiCamDo, la stessa associazione che promuove la rassegna maceratese, e, se si vuole, anche alla città di Camerino e alle ferite inferte dai recenti eventi sismici.


La prima parte della serata ha avuto come protagonista uno dei compagni di palco e di registrazioni di Massimo Urbani, vale a dire Mike Melillo Il suo set in piano solo è molto intenso, solido nella sua derivazione blues, lirico nell’esposizione delle frasi. Melillo combina in maniera equilibrata densità e leggerezza, trova la soluzione per percorrere strade personali senza uscire dal solco della tradizione, unisce libertà espressiva e rigore formale in una sintesi basata sul senso delle melodie, sul portato emotivo delle note e dei passaggi.


Dopo una lunga improvvisazione concepita come un flusso di reminiscenze e incastri tra standard e temi estemporanei, il concerto del pianista si è concluso con l’esposizione di alcune composizioni più strutturate.


Emilia Zamuner, vincitrice dell’edizione 2016 del Premio Internazionale Massimo Urbani, si è esibita sul palco del Teatro Lauro Rossi accompagnata dal DEA Trio, formato da Daniele Sorrentino, Elio Coppola ed Andrea Rea, a sua volta vincitore nel 2007. Emanuele Cisi, presidente della giuria del premio nella scorsa edizione, è stato l’ospite del concerto. E, per completare la compagine, il compito di chiamare i musicisti sul placo è stato affidato a Daniele Massimi, presidente di MusiCamDo, e a me che, ormai da qualche anno, sono il presentatore del Premio. È stata l’occasione per testimoniare la vicinanza delle persone che negli anni hanno condiviso e affiancato il percorso del Premio: come è noto, Camerino è stata particolarmente colpita dai terremoti dello scorso autunno. Tra le conseguenze della situazione, come è ovvio, c’è anche la difficoltà di poter mantenere la rassegna nella città che da sempre la ospita e che è diventata nel corso degli anni il teatro naturale per il suo svolgimento.


Una ritmica energica ed affiatata, ma anche disposta ad assecondare e a stimolare le evoluzioni dei solisti; una cantante dall’approccio essenziale ma abile, al tempo stesso, nell’affrontare il palco con naturalezza e una buona presenza scenica; un sassofonista riconosciuto per il suo stile elegante nell’esposizione dei e nelle improvvisazioni per la sua profonda conoscenza della materia jazzistica. La combinazione portata da questi ingredienti ha rispettato in pieno le aspettative. Dopo un brano originale eseguito solo dal trio, con l’entrata in scena di Emilia Zamuner ed Emanuele Cisi il quintetto si è misurato con una scelta di standard ben congegnata – You’re Everything, Duke Ellington’s sound of love, Twisted, Take Five, Hallucinations, Body and soul eseguita dai soli Zamuner e Cisi e, come bis, una versione “mossa” di Cry me a river – e utile per mettere in buona evidenza tutte le frecce nella faretra dei solisti.


La sintesi scaturita dalle diverse personalità, la miscela di energia ed eleganza, di ritmo e understatement, di rispetto per la tradizione ed esuberanza si è riversata in maniera molto efficace sui vari brani. Nei vari momenti del concerto, i diversi colori a disposizione del quintetto sono emersi per arricchire il risultato complessivo in maniera spontanea e senza affettazione: il riflesso della tradizione musicale napoletana, il riguardo nei confronti della storia del piano trio e dei suoi esponenti più significativi, la capacità di stabilire un interplay sul palco con i solisti, la personalità nell’offrire al pubblico il proprio modo di suonare. L’attitudine di Emilia Zamuner esemplifica, in qualche modo, il senso di quanto si diceva sopra: la cantante unisce, infatti, con disinvoltura una interpretazione agile e lineare, in molti asciutta e comunque attenta a non sovraccaricare l’esecuzione, e la brillantezza – quasi da veterana – nel porgere al pubblico il brano, fino ad arrivare al momento più “virtuosistico” e spettacolare dell’imitazione del suono della tromba nello scat.


In generale, come si diceva sopra, la scelta dei temi ha dato spazio alle diverse personalità dei cinque musicisti e l’impulso di una ritmica abituata da tempo a suonare insieme ha garantito la coesione necessaria allo sviluppo degli assolo, oltre naturalmente alla solidità e alle potenzialità espresse dai tre musicisti, sia nell’accompagnamento che nelle improvvisazioni. Un trio con una marcia propulsiva e con una ampia varietà di soluzioni, sempre
attento allo stsesso a misurare ogni passo sulle necessità della melodia e delle voci soliste.



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