Caligola Records – Caligola 2220 – 2016
Fabio Petretti: sax tenore
Michele Francesconi: pianoforte
Paolo Ghetti: contrabbasso
Stefano Paolini: batteria
Bebo Ferra: chitarra in Aero-song e Esodo
Dopo diverse stagioni, Fabio Petretti giunge ad un nuovo disco a suo nome. Otto tracce composte e arrangiate dal sassofonista costituiscono Petretti Sound: un disco scattante e compatto, pensato con la voglia di innescare un dialogo tra tradizione e sguardo personale, suonato con trasporto da un quartetto di musicisti che hanno condiviso spesso palchi e registrazioni. Un mainstream moderno, una visione espressiva con i piedi ben piantati nella tradizione e lo sguardo rivolto alle tendenze attuali, l’intenzione di far reagire la dimensione acustica del quartetto con situazioni diverse tra loro.
Nella doppia firma che il sassofonista pone sul lavoro ritroviamo elementi diversi. L’intenzione del leader di fare il punto sul proprio stile, una riflessione partecipe e presente sulle possibilità attuali del linguaggio jazzistico, una lieve vena autoironica, un modo rigoroso di disegnare la trama del disco. Le composizioni di Petretti uniscono infatti attenzione per la scrittura e spazio per le improvvisazioni dei singoli: l’articolazione dei vari passaggi è frutto di un lavoro attento, mirato tanto a mettere in luce le qualità dei singoli quanto a seguire le idee del leader. La profonda conoscenza reciproca torna utile nel rendere fluido il discorso: l’attenzione alla composizione e all’arrangiamento dei musicisti coinvolti completa il quadro. E non è un caso dal momento che i quattro rappresentano l’ossatura – direttore e sezione ritmica – di un’esperienza come l’Italian Jazz Orchestra, un organico particolare che si riunisce una volta l’anno e si compone di una sezione ritmica e una sezione fiati jazz e gli archi dell’Orchestra Maderna.
La combinazione di quattro personalità differenti si riflette nelle varie tracce e permette a ciascuno dei quattro di avere i proprio spazi di espressione. Francesconi conduce i momenti più lirici del disco – in particolare Rintocchi di quiete e Angelato – con scelte raffinate ed essenziali. Gli interventi del pianista sviluppano una sponda sempre importante per il leader per l’applicazione pratica del disegno complessivo del progetto. La sezione ritmica sostiene con brio e solidità le strade proposte dalla scrittura di Petretti: senza timori di sorta, sostengono la dimensione coltraniana della seconda parte di Aero-song e la sfrecciante progressione di Petretti Sound, la dimensione bluesy di ORF e il tracciato articolato della conclusiva Corner. La presenza di Bebo Ferra – ospite in due brani – aggiunge una connotazione ulteriormente più morbida e rotonda alla dimensione sospesa e informale di Esodo e dell’introduzione di Aero-song per poi liberarsi nella seconda parte del pezzo.
La musica del quartetto unisce con equilibrio il senso della melodia allo slancio interpretativi dei singoli solisti. La scrittura è sicuramente la chiave per ottenere qualcosa di personale, ma poi la partitura va indossata come un vestito confortevole per possa effettivamente essere utile al musicista che la esegue: Petretti e i suoi compagni d’avventura fanno proprio questo assunto e rendono Petretti Sound un disco di grande sostanza e vitalità.
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