Nicolas Kummert – La Diversité

Nicolas Kummert - La Diversité

Edition Records – EDN 1083 – 2017



Nicolas Kummert: sax tenore

Lionel Loueke: chitarra elettrica

Nicolas Thys: contrabbasso

Karl Jannuska: batteria






Non trattiamo di materia effimera, ancor meno di un combo improvvisato, stante la consistente pasta dei materiali qui incisi: La Diversité è album di forte e concreta strutturazione , in ampia misura ascrivibile alle sperimentate militanze dell’infaticabile tenorista belga, forte peraltro di già numerosi percorsi africani. Di ciò rende ragione il sound, organico e composito, che fin dall’introduttiva evidenzia le qualità energetiche investite nella costruzione ritmico-melodica, sensibilmente tratteggiata dagli innesti di colore della guest star Lionel Loueke, adeguato alfiere di certi tópoi ormai agevolmente identificabili dal grande vivaio pop del nero continente.


Non sembrerebbe però particolarmente pregnante il “meticciato” di stile quanto un dilatato filone sintetico, traente forza dagli individuali talenti e graziato dal titolato chitarrista del Benin, che non ha mancato una formazione a Berkelee, già investitosi quale ala chitarristica di Charlie Haden o Herbie Hancock, e che non tarda ad infondere propulsive vigorie, nitidamente identificabili dalle tinte del vivaio d’ Africa, su architravi ritmiche attingenti ad una miscela prog-jazz di concezione originale, su cui s’innestano anche l’eloquenza ed il pastoso carattere dell’ancia di Kummert, vissuto solista dai molti incroci idiomatici.


Non raramente le sinergie del quartetto assurgono a possanza orchestrale, spesso animata da forti declinazioni swing, e a La Diversité non si può negare che lasci un’impronta propria: se da una parte s’impone un vitale ricorso a propulsioni ritmiche (funzionali e connaturate ai citati background), l’album registra anche assortimento di carattere, non mancando controparti di respiro più dilatato e variamente intimistico, quali le riflessive esternazioni di sax solo in Lighthouse, recuperando in guisa originale “classici” poco apparentati quali l’Erik Satie delle due Gnossienne (familiare come languido tormentone del Favoloso mondo di Amélie Poulain, e qui riproposto in chiave ulteriormente surreale), come duplice è la rivisitazione della storica “anthem” Hallelujah di Leonard Cohen, che offre materia sia per una “canonica” reinterpretazione jazz che per un’ondulante e remota lirica notturna nel brano di congedo.


La forte apertura a stati tanto eterei e sospesi funge da contraltare alle già citate correnti fusion, sospese temporaneamente fra più blande energie e titoli “politici” (quali Liberté e Le peuple de l’arc-en-ciel) tornando alla carica verso l’epilogo innervate da elettroacustici, catartici strali jazz-rock.


Si completa dunque tra salti d’umore e più livelli ispirativi l’incisione (“album” nel senso più raccomandabile – e fruibile – del termine), il cui enfatizzato concerto di “diversità” più che vacuo segno distintivo funge piuttosto da antitesi all’irrealistico concetto di purezza, ormai ad un punto morto secondo il progressista Autore, e di questa interessante personalità, spesa tra il vecchio e il più arcaico continente, segna una nuova esperienza densa in idee, di composito carattere e tratto scultoreo.



Link correlato: https://editionrecords.com/releases/la-diversite/