Slideshow. Federico Marchesano

Foto: dal sito dell’artista: www.federicomarchesano.com









Slideshow. Federico Marchesano


Jazz Convention: Così, a bruciapelo chi è Federico Marchesano?


Federico Marchesano: Sono un bassista e contrabbassista italiano, nato a Torino metà degli anni 70.



JC: Hai qualche disco in uscita? Cosa stai facendo ora musicalmente?


FM: Insieme a 3quietmen & Paolo Spaccamonti sto registrando un disco in cui affronteremo alcuni brani dei Black Sabbath in chiave Jazzcore.



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


FM: Ne ho due, il primo è un concerto per solo clavicembalo, ero ancora bambino e dopo un po’ mi addormentai sulla panca della chiesa. Il secondo è un concerto dei Negazione, storico gruppo Hardcore torinese, che vidi ai Giardini Reali più o meno nel 1980.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista jazz?


FM: Non mi definisco un musicista Jazz, ho una tremenda curiosità verso questa musica, l’ho studiata e praticata moltissimo e ancora oggi cerco di carpirne il mistero.



JC: E in particolare un contrabbassista jazz?


FM: Ho fatto studi classici, mi sono diplomato in contrabbasso a Torino, ho studiato poi con il grande Franco Petracchi e ho collaborato con Orchestre Sinfoniche  come la RAI, l’Accademia di Santa Celcilia, LEUYO e molte altre. Parallelamente ho studiato jazz per conto mio, anzi lo ho praticato direttamente suonando in gruppo. Ho avuto la fortuna di avere ottimi maestri come Louis Sclavis, Stefano Battaglia, Carlo Actis Dato, Gianluigi Trovesi.



JC: Ma cos’è per te il jazz?


FM: È quel luogo dove improvvisazione e scrittura si fondono, diventando pura “narrazione”. Ed è un mezzo attraverso il quale entrare in uno stato di trance, trasformando l’emozione in suono ed il pensiero in forma.



JC: Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?


FM: Ce ne sono diversi, il primo che mi viene in mente è l’ultimo, The Inner Bass, un disco per solo contrabbasso, uscito per la Solitunes, l’etichetta che ho fondato insieme ad una manciata di amici – Stefano Risso, Francesco Busso e Alessandro Viale. Poi il disco dedicato a Bela Bartok che ho registrato con i 3quietmen e Stefano Battaglia alcuni anni fa per la Auand di Marco Valente, vale a dire Bartokosmos. Ricordo con piacere anche la mia recente partecipazione al disco di Domenico Caliri, Camera Lirica, in cui ho avuto modo di suonare con dei fantastici musicisti.



JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


FM: Have a little faith di Bill Frisell, Red dei King Crimson e Pink Moon di Nik Drake.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


FM: Pasolini, Lars Von Trier, gli Iron Maiden, Johann Sebastian Bach, i miei genitori, Jimi Hendrix, Stefano Scodanibbio, Moebius, Arthur Schnitzler, Shostakovich, John Cage, Edward Hopper, Thoreau, Eduardo de Filippo, Scott Joplin. I miei maestri Emilio Benzi, Enzo Ferraris e Franco Petracchi. Ho imparato molto anche da mia moglie Maurizia e dai miei figli.



JC: E i bassisti, o contrabbassisti, che ti hanno maggiormente influenzato?


FM: Jaco, Les Claypool, Stanley Clark, Jamaaladeen Tacuma, Dave Holland, Ron Carter, Kermith Driscoll, Cliff Burton, Noel Redding, Sting, Tim Bogart, John Paul Jones, Ares Tavolazzi, Klauss Stoll, Anders Jormin. 



JC: Come vedi la situazione della musica in Italia?


FM: In netta ricrescita, finalmente abbiamo una classe politica che crede nella cultura ed investe nella musica, una televisione di stato che punta all’educazione e moltissimi fondi per le scuole di ogni grado destinati all’educazione musicale. Inoltre la cosiddetta musica di ricerca (di qualsiasi genere) viene finalmente finanziata, si promuovono scambi culturali con l’estero, i giovani musicisti sono ben pagati e suonano nei festival importanti e anche le vendite dei dischi sono in aumento. Insomma, nel paese che ha dato i natali a Verdi, Vivaldi, Rossini, Bottesini, Morricone e tantissimi altri, la musica gode di ottima salute… si, sono sarcastico, ma penso anche che è in momenti drammatici come questo che in passato sono nate le migliori cose musicali, vedremo…



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


FM: Sono in fase di mix del mio prossimo disco, Eternauta, un quartetto con due musicisti italiani, io e Manuel Pramotton al sax tenore, e due francesi, Eric Groleau e Julien Padovani (già collaboratori di Dominique Pifarely) rispettivamente alla batteria e Fender Rhodes.