WhyPlayJazz – RS030 CD – 2016
Philipp Gropper: sassofono
Ronny Graupe: chitarra
Christian Lillinger: batteria
È nota la parabola intensa del consistente trio Berlin-based, quello Hyperactive Kid la cui vita creativa è stata fissata in tre tappe discografiche, oltre ad un recente instant-live per il decennale, momento in cui potemmo tentarne una sintesi presenziando all’elettrizzante concerto in tour, a conferma della ruggente carica sonora che sempre ha conformato la musicalità dell’associazione di assi quali il batterista Christian Lillinger, il chitarrista elettrico Ronny Graupe ed il tenorista Philipp Gropper.
La denominazione collettiva è ora cessata, ma nei fatti il trio non ha registrato avvicendamenti di line-up, quanto piuttosto una mutazione biologica che intende rilanciarne la posta dell’impegno e delle scelte estetiche.
«Era il momento di andare oltre questa denominazione, che sarebbe riuscita fuorviante e restrittiva nella percezione della nostra musica, non appropriata verso la sua seriosità» – tale il commento (e forse anche il monito) dei componenti, tutti talenti assai fertili (e in buona sostanza tuttora iperattivi) entro la scena del free e dell’avant-jazz made in Europe, ma pronti al cimento con talenti extra-europei.
Una corrente energetica possente, segnata dal fiato crudo delle ance di Gropper, dalle vibrazioni livide delle corde di Graupe, oltre che dal drumming laborioso e sferzante di Lillinger, si sviluppa lungo un flusso implacabile collocando il presente Riot tra quei manifesti dello straniamento dell’individualità contemporanea, denunciato ben prima dello “Schizoid man” di crimsoniana memoria, che ha attraversato il tratto apparentemente lieve del Chaplin di Tempi Moderni connettendosi al referenziale Kafka nel filone assai eterogeneo della denuncia socio-esistenziale.
Marginali le considerazioni sulla pertinenza stilistica, stante il free elettroacustico elaborato dai tre a fianco, sia pur scomodamente, del noise e del contemporaneo post-prog, proponendo per i tre la formula Kraut-Extreme-Jazz (pur rilevando come jazz funga da pabulum decisamente costrittivo, estremo sia concetto da gran tempo relativo, e Kraut – spesso e trasversamente rigettato dagli autoctoni – non sia altro che forte riferimento al sentire europeo di tali stati di coscienza).
Se dunque l’atteggiamento delle avanguardie germaniche non si è mai fatto troppo attendere per apporto polemico e forti prese di posizione, su tale grande filone converge con titolate istanze di protagonismo il giovane ma già ben sperimentato trio, e dal comune, rivoltoso (e, perché no, “riottoso”) sound si genera un dinamico coacervo di tattiche istantanee funzionali a tale strategia di cruda denuncia e coerente partecipazione.
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