Due nuove uscite su Abeat Records per Dado Moroni

Foto: Archivio Fabio Ciminiera










Due nuove uscite su Abeat Records per Dado Moroni

Giuseppe Cucchiara/Dado Moroni/Stefano Bagnoli – Cookin’ Hot

Abeat Records – ABJZ – 2016



Giuseppe Cucchiara: contrabbasso

Dado Moroni: pianoforte

Stefano Bagnoli: batteria

Dado Moroni & Luigi Tessarollo – Talking Strings

Abeat Records – ABJZ – 2016

Dado Moroni: pianoforte

Luigi Tessarollo: chitarra

Dado Moroni pubblica per la Abeat un paio di cd quasi in contemporanea con due formazioni diverse. Nel primo disco il titolare dell’incisione è, in realtà, il giovane bassista siciliano Giuseppe Cucchiara e a completare il trio si schiera uno dei più competenti batteristi italiani, Stefano Bagnoli. Il repertorio dell’album va a pescare nei grandi classici del jazz e comprende, inoltre, due temi originali del musicista isolano e una versione condotta ad alta velocità di Tu che m’hai preso il cuor di Franz Lehar dall’operetta “La vedova allegra”. Il pianista genovese, al solito, è generoso e a tratti pirotecnico, con quel fraseggio traboccante di swing, capace di realizzare assoli sfarzosi e opulenti, oppure di cesellare interventi allusivi, che vanno a cercare le nuances dei brani in programma. Cucchiara non rimane indietro, riuscendo a dialogare alla pari con i due illustri partners e a disimpegnarsi in assoli melodici e discorsivi. Bagnoli è metronomico e discreto, mai un passo indietro o avanti, sempre in linea con l’andamento, gli sviluppi delle varie tracce.


In particolare, nell’album, si segnala una versione di Just in Time, dove i tre procedono compatti e in sintonia sul tempo brioso ed effervescente assegnato al pezzo. Dall’altro lato, quello meno vivace e spumeggiante, si fa raccomandare una riproposizione di Isfahan di Billy Strayhorn, raffinata e romantica, degna di un Kenny Barron o, alzando il tiro, di un Tommy Flanagan. D’altra parte tutti riconoscono a Dado l’internazionalità del suo linguaggio. E non è certamente una novità…


A fianco del pianista genovese, invece, ritroviamo in Talkin’ strings il chitarrista Luigi Tessarollo. I due si conoscono e si frequentano da tanto tempo, anche per la comune collaborazione all’interno del conservatorio di Torino. In questa occasione il duo si confronta ancora una volta su standards noti e meno battuti con il piglio di chi vuole raccontare e raccontarsi storie ben assimilate con l’idea di scoprire ancora qualche particolare da mettere in luce. La formula pianoforte-chitarra ha il più famoso precedente nelle memorabili incisioni degli anni sessanta ad opera di Jim Hall e di Bill Evans. Il modello di ispirazione è, dichiaratamente, quello, come si legge nelle note di copertina, ma il pianismo di Moroni è abbastanza lontano da quello intimista di Evans e anche Tessarollo è più orientato verso un’ortodossia mainstream-bop, che verso un approccio stilistico aperto e progressista come quello del maestro della sei corde di Buffalo. Siamo abbastanza distanti, perciò, dalle coordinate estetiche dei protagonisti di Undercurrent. Nel dialogo, nella conversazione per mezzo dei rispettivi strumenti, poi, i due si scambiano sovente i ruoli, di solista e di accompagnatore, in maniera naturale, senza alcuna forzatura. È proprio l’intesa fra i musicisti la carta vincente di Talkin’ strings, disco piacevole, godibile che conferma l’assunto che i jazzisti di razza possono ancora ricavare spunti e motivi per rinverdire un songbook molte volte interpretato, evitando l’imitazione dei grandi o la ripetizione di clichè usurati.