Parco della Musica Records – MPR 84CD – 2017
Franco D’Andrea: pianoforte
Daniele D’Agaro: clarinetto
Mauro Ottolini: trombone
Pianoforte, clarinetto e trombone, un triangolo per definire quello che è uno dei gruppi più affascinanti messi in campo da un Franco D’Andrea creativo più che mai. Tradition Today s’inserisce in quella striscia continua creata dal pianista che circoscrive l’ultimo decennio, se non più indietro, di creazioni felici e sperimentalismi a cavallo tra tradizione e modernità, classico e avanguardia. La sintesi operata da D’Andrea sta proprio in quello: dimostrare che il passato del jazz non è in contraddizione con il suo presente, anzi può essere rivissuto, aggiornato e modernizzato. E su questo il pianista meranese è un maestro e Tradition Today ne è un’ulteriore conferma. Il cofanetto contiene due dischi, il primo è live e il secondo registrato in studio. Al di là delle distinzioni dei brani, ciò che risalta subito all’orecchio è il simbiotico interplay tra i tre. Usando un termine calcistico, ogni fraseggio è no look, così che incroci tra fiati e tastiere paiono del tutto naturali e riprodotti da un unico corpo, come se il piano fosse il tronco e i due fiati le braccia. D’Andrea, in assenza di un contrabbasso, da l’impressione di accentuare notevolmente la parte percussiva del suo pianismo. Chiaramente l’intera narrazione si svolge senza rete, costruita su un esile tracciato che diviene sempre più corposo e materico perché man mano arricchito da soluzioni improvvisate, come nella suite trina di The Telecasters, dove a un certo punto c’è un riverbero di echi bandistici che si esprimono al futuro. In Tradition Today, D’Andrea ha inserito brani che fanno parte del suo repertorio come Via Libera (nel disco dal vivo), m2+M3 e la doppia versione di Lychees (nel disco in studio); una cover personalissima di Naima, dove il tema s’intuisce inizialmente solo attraverso “molliche” di note che il pianista sparge qua e là. E non è mica finita: Staccato 1 (disco live) e Staccato 2 (disco in studio) ricordano il felliniano Prove d’Orchestra, per il geniale caos strumentale messo in campo, estremizzazione improvvisata di libere invenzioni. E poi il passato tanto caro a D’Andrea, rivisto attraverso classici, da lui aggiornati, come Basin Street Blues, dove Ottolini si diverte a fare il verso ad Armstrong e D’Agaro si rivela semplicemente strepitoso. E nella sequenza compaiono pure Muskrat Rumble, King Porter Stomp e Saint Louis Blues, resi ancor più vitali e impressionisti, dal vivo, grazie alla profondità che riesce a raggiungere D’Andrea quando snocciola note blu. I Got Rhythm, sempre legato al passato, è presente in entrambi i dischi, dal vivo nella suite di The Telecasters e in studio solitario e di materia sopraffina. In attesa del prossimo round, godiamoci quest’ultima meravigliosa performance.
Segui Flavio Caprera su Twitter: @flaviocaprera