SLAM Production – CD 585 – 2017
Lucia Ianniello: tromba in do, oggetti
Diana Torti: voce
Andrea Polinelli: sax alto, sax soprano, flauto
Paolo Tombolesi: tastiere
Cristina Patrizi: basso elettrico
Questo disco è una ripresa del materiale musicale, (originals a firma della leder e brani di Horace Tapscott o di musicisti della sua Pan Afrikan Arkestra), che la musicista romana aveva già presentato, con ottimo consenso di critica, nel 2015, nel suo primo cd intitolato Maintenant. La formazione che aveva inciso quel cd era un quartetto che vedeva impegnato il compianto chitarrista Giuseppe La Spina. In questo disco si aggiungono al nucleo iniziale del gruppo il polistrumentista Andrea Polinelli e la bassista Cristina Patrizi.
La nuova formazione mette ancora più in luce la peculiarità musicali della Ianniello: un lirismo intenso e austero, espresso con un linguaggio quasi cameristico – significativa la scelta di non utilizzare la batteria, così come quella di utilizzare la voce suggestiva di Diana Torti come un elemento orchestrale – e un forte interesse per la sperimentazione che non va mai a scapito della dimensione melodica.
Questa scelta poetica emerge in pieno nelle riproposizioni della musica legata alla grande esperienza artistica e sociale di Horace Tapscott. La musica della Arkestra aveva spesso un carattere epico, evocativo di un Africa mitica e sognata. La Ianniello e i suoi partner immergono brani magniloquenti come Peyote Song No III o Desert Fairy Princess (entrambi di Jessie Sharp) in un’atmosfera in cui aleggiano elementi di musica contemporanea (grazie anche al sapiente uso dell’elettronica e agli interventi sempre puntuali della voce di Diana Torti), echi di sonorità etniche (evocati dal flauto di Andrea Polinelli), sequenze d’improvvisazione libera, momenti di grande intensità melodica.
Nella storia dell’ascolto di questo cd non mancano nemmeno episodi jazzistici “tradizionali” di buon spessore come Little Africa e Ballad For Samuel (a firma dello stesso Tapscott o Quagmire Manor at Five A.M., dovuto alla penna di Michael Session che fu membro dell’Arkestra. Notevoli nel primo e nel terzo di questi brani l’intervento solistico della vocalist così in che modo il lavoro svolto dai sax di Andrea Polinelli. Paolo Tombolesi si destreggia abilmente fra sequenze classiche ed escursioni sulle tastiere elettroniche. Cristina Patrizi aggiunge, con il suo basso elettrico un colore del tutto particolare, del tutto particolare alla già insolita tavolozza timbrica del gruppo.
Il suono della tromba della leader è sempre essenziale e, al tempo stesso, pieno di lancinante lirismo.
Un buon disco, frutto di una concezione poetica originale e nutrito dello studio di una vicenda, quella di Horace Tapscott, ancora oggi troppo poco conosciuta.