Notami Jazz – NJ017 – 2017
Massimo Morganti: direttore d’orchestra, arrangiatore
Diana Torto: voce
William Cunliffe: piano
Martin Wind: contrabbasso
Joe LaBarbera: batteria
Scott Robinson: fiati
Orchestra da Camera “Sinfonietta Gigli”
Big Band:
Massimo Greco, Luca Giardini, Antonello Del Sordo, Giacomo Uncini, Pasquale Paterra: tromba
Carlo Piermartire, Andrea Angeloni, Rosario Liberti, Pierluigi Bastioli: trombone
Simone La Maida, Maurizio Moscatelli, Pedro Spallati, Marco Postacchini, Rossano Emili: ance
Luca Pecchia: chitarra
L’apertura di Arrangiamenti con il brano Mi(s)tango è semplicemente strepitosa. Composizione di Diana Torto, che, da protagonista, con la voce ricama timbri e colori che ci riportano a quelle tematiche sonore, da landscape, care a Maria Schneider. Visioni di paesaggi e distese che la splendida voce della Torto, ammansita dal pianoforte di Cunliffe, ridisegna come fossero pennellate di colori brillanti e sfolgoranti.
Morganti è bravo ad orchestrare un brano che sfrutta la cinetica del tango per arricchirlo di giravolte e slanci. Inoltre predilige nelle sue orchestrazioni puntare molto sui timbri e sulle sfumature, incrociando i colori e gli umori dei suoni senza farli mancare lo swing. In questo suo ultimo disco si è spinto oltre facendo incontrare un’orchestra di venticinque elementi con un quintetto jazz. I brani sono presi dal jazz, e dal folk. In totale sono dieci. Morganti li ha “riletti” e “arrangiati” equilibrando i due cuori, quello orchestrale e il quintetto, con tale maestria e gestione dei particolari, da rendere il suo progetto brillante, fascinoso e impeccabile. I Got Rhythm, But Not For Me e Lullaby Of Birdland sono eseguiti con freschezza ed eleganza che annullano di fatto qualsiasi rischio di cadere nello stantio o nel già sentito. Anzi, gli archi, assieme agli assolo, danno una spinta tale da far sembrare che, trapassati i muri, la musica vada alla ricerca dei cieli. I Wish You Love di Trenet la trasforma in una ballad a metà strada tra un musical e un film dai forti sentimenti. Gli archi incrociano il sax come due amanti persi su una pista da ballo. E poi via con la Torto nel cantico sardo di Trizilidade, apertura a sonorità mediterranee che si ripetono con la recita pessoiana di Epitafio e della “basca” e notevole Lorea.
Il giro seguente di disco incontra nuovamente il jazz con la commovente e lirica We’ll Be Togheter Again e termina sulle note scanzonate di What’s New. Consigliato!
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