CamJazz – CAMJ 7915-5 – 2017
Giovanni Falzone: tromba, live electronics
Filippo Vignato: trombone
Fausto Beccalossi: fisarmonica
Giulio Corini: contrabbasso
Alessandro Rossi: batteria
L’espediente astrale ci consegna un Giovanni Falzone più creativo e fascinoso che mai. Il trombettista, “perso tra i pianeti”, ha realizzato un progetto originale e fortemente personale come ispirazione e genesi delle composizioni. La musica poi segna un passo in avanti rispetto ai suoi lavori precedenti, un’evoluzione non solo sonora ma anche sensoriale, che assoggetta a sé la genialata di utilizzare come strumento armonico la fisarmonica. Beccalossi naviga equilibrato ma col vento in poppa, trasformando un suono debitore verso il folk in qualcos’altro, una sorta di ibrido che contiene in sé le oscillazioni dello swing e le anarchie armoniche del free. Fa da bilanciere, non spreca note e fuori dagli assolo, ne aggiunge in copertura e chiusura con perfetto tempismo e bravura.
Il quintetto suona come fosse un gruppo allargato, il suono è ampio, occupa gli spazi, pare un proseguo di alcune sperimentazioni modello third stream. Il filo conduttore è la melodia, messa però a dura prova dagli intrecci armonico-ritmici, dalle pause, dai rimandi, dai cambi improvvisi di ritmo e sonorità, quest’ultime di ampio spettro. L’uso degli effetti elettronici allarga la dimensione del suono e toglie quel po’ di “snobismo” agli strumenti acustici. Il trombone di Vignato risucchia ossigeno, il timbro è diretto e avvolgente, si prende gli spazi sia in solitudine che nel gregariato partecipato del quintetto. La tromba di Falzone alterna un carattere sornione (Rosso Marte), a momenti di forte intensità e dinamismo, soprattutto quando improvvisa. Oscilla tra generi diversi con maturità e maestria consumata. Il suono è così “suo” che gli viene facile piegarlo tra gli spazi contorti che gli lascia il trombone e la fisarmonica. I suoi sono pezzi pieni di trappole, nulla è scontato. Dietro l’angolo c’è sempre una sorpresa che aspetta i suoi comprimari (Dimensione Oscura). Le sue composizioni sono tele di ragno dove districarsi e difficile ma affascinante per i risultati che si possono conseguire. Il finto tango de Il Sole E La Luna, è uno di questi. Si apre in forma di ballad, strascicata. I due amanti planetari si stuzzicano, sfiorandosi, con fare lento e felpato. Due splendidi uccelli che a un certo punto cedono ai colpi improvvisi di batteria. Sembra semplice e accattivante, ma ecco che nel pezzo seguente dei tamburi marziali spingono allo stravolgimento estatico il fragile erotismo precedente (Danza Di Venere). Il contrabbasso venoso e cardiaco di Corini domina la struttura arteriosa delle composizioni di Falzone. Il suo battito procede in parallelo con il creativo e ossessivo drumming di Alessandro Rossi. Sono due motori che picchiamo e spingono forte quando c’è da farlo; rallentano e si lanciano in assolo quando il momento lo richiede ad apertura o chiusura di un dialogo.
Pianeti Affini, in capo alla costellazione Falzone, brilla come un sole, affascina e riserva tante sorprese. Consigliato!
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