AlfaMusic – AFMCD196 – 2017
Alessandro La Corte: pianoforte, Fender Rhodes
Carla Marciano: sax alto, sax sopranino
Jerry Popolo: sax tenore
Marco de Tilla: contrabbasso
Gino del Prete: batteria
Raffaele Carotenuto: trombone in One For McCoy
Brass Section on Smile In Winter:
Ciccio Verrengia: tromba
Nicola Coppola: tromba
Carla Marciano: sax alto
Peppe Plaitano: sax tenore
Raffaele Carotenuto: trombone
Alfonso Deidda: sax baritone
Carla Marciano: sopranino sax (sovrainciso)
Disco classico, tosto e asciutto, questo inciso dal pianista salernitano, alla guida di una big band nella prima traccia e del suo quintetto nelle altre. Disco dichiaratamente ispirato da Trane e dal suo mai troppo celebrato pianista. Disco di grande scuola che non scade mai, tuttavia, nello scolastico.
Si comincia con il brano eponimo, in cui i fiati disegnano una melodia dal forte sapore hard bop. Seguono poi un solo di Carla Marciano al sopranino, che graffia la tela disegnata dall’unisono precedente e una lunga sequenza che mette subito le carte in tavola, immergendo l’ascoltatore in una turbolenta atmosfera di fine anni sessanta. Si prosegue con una rilettura, molto particolare di un classico del pop come The sound of Silence. Una proposta interessante, gestita dal trio di tastiera, contrabbasso e batteria, che restituisce il carattere drammatico e malinconico al tempo stesso, del brano di Paul Simon. Sembra che La Corte abbia tenuto presente anche il testo, oltre alle strutture armoniche e alla linea melodica, di quella vecchia canzone. Una scelta giusta.
Nel terzo brano, Unknown Tune 8, il leader lavora sul fender. Il clima del pezzo è decisamente hard bop. Emergono il tenore di Jerry Popolo, molto “tradizionale” e ancora una volta la grinta coltraniana della Marciano.
Nella traccia successiva il gruppo affronta un altro standard del grande pop degli anni ’60. La rilettura di Yesterday è tuttavia un po’ meno convincente di quella di Sound of Silence, non aggiunge molto alla fragranza della melodia originale e non ne mette in rilievo alcun risvolto particolare.
Quasi a farsi perdonare il momentaneo cambio di rotta il quintetto rientra subito nei ranghi dal quinto pezzo (One For Mc Coy) mettendo in luce le sue qualità principali. Una grande forza espressiva, una passione quasi tangibile, avvertibile quasi in ogni singola nota, una ritmica che non fa mai cadere l’attenzione, solisti sempre all’altezza.
Il lavoro, tutto di ottimo artigianato (la connotazione è tutt’altro che negativa), si conclude con altre due tracce, Live on Keaps e Blues At 25 Cm, entrambe tese e accese.
Smile in Winter mantiene tutte le sue promesse. È un omaggio dichiarato e sentito e alla tradizione bop e post bop. Non si pone il problema di rileggere quella tradizione o di superarla. La giustezza o meno di questa scelta richiede un discorso molto più vasto e articolato che esulerebbe dalla recensione vera e propria.