2017
Matteo Finali: chitarra
Fabio Buonarota: tromba
Mirko Roccato: sassofoni
Gabriele Pezzoli: tastiere
Alessandro Ponti: organo Hammond
Francesca Morandi: basso
Dario Milan: batteria
Silvano de Tomaso: percussioni
La Svizzera ha sempre avuto un suo ruolo importante nella storia del jazz europeo, sia per l’importanza dei suoi festival (a partire da Montreux) sia perché dai Cantoni vengono musicisti di primissimo piano (gli Ambrosetti, George Grunz, Pierre Favre, Daniel Humair). Recenti uscite discografiche dimostrano che la fiamma è tutt’altro che spenta e che il jazz elvetico ha un suo ruolo, una sua vitalità.
I Final Step sono è un gruppo ticinese, fondato e guidato dal chitarrista Matteo Finali nel 2003. La loro musica, documentata in questo pregevole live, è dichiaratamente fusion, anche se il leader tiene molto a rivendicarne l’origine jazzistica vera e propria. Naturalmente ci si potrebbe dilungare sulle varie influenze che aleggiano sulla loro musica, sui rimandi, sugli echi, sulle sedimentazioni che i maestri del Jazz-rock (o comunque lo si voglia chiamare) hanno lasciato sulla loro proposta e sulla loro sensibilità artistica: Steps Ahead, Wheater Report, Miles etc. Per tutti basterà citare i Blood Sweat and Tears, un ensemble forse oggi un po’ dimenticato. Negli impasti sonori del gruppo ticinese, nell’esposizione di alcuni riff potenti, quasi scolpiti, l’ascoltatore, soprattutto quello meno giovane riascolta il sound strumentale di quella band in cui militò anche Randy Brecker.
In quasi tutte le nove tracce del disco (il quarto pubblicato dal gruppo) si respira, felicemente, un’atmosfera di anni ’70 (e fine ’60). Chitarre energiche, ventate di Hammond, giochi di tastiere, percussionismo poderoso, fiati “neri”. Il risultato finale non scade, tuttavia, mai nella banalità nostalgica. La musica dei Final Step è fresca, entusiasta, sempre divertente, piena di energia e adattissima all’ascolto live.
Fra i brani del disco meritano una citazione particolare il trascinante Sultans, un po’ alla Goran Bregovic, il poderoso Jojo’s Blues, l’ipnotico Essaouira, basato su un notevole lavoro delle percussioni, e la traccia finale, Uncle Joe’s Space Mills, dedicata, naturalmente, al grande Zawinul.