Nau Records – NAU 1307 – 2016
Nicola Sergio: pianoforte
Michael Rosen: sax soprano
Yuriko Kimura: flauto
Stéphane Kerecki: contrabbasso
Joe Quitzke: batteria
Cilea Mon Amour era già stato concepito nel 2009 come produzione musicale e multimediale. Nel 2016 esce l’album per l’etichetta Nau Records sotto l’egida di Gianni Barone, sempre attento a non farsi sfuggire gli artisti di qualità. Nicola Sergio è uno di questi. Nato in terra calabrese ma oramai adottato dalla capitale francese, nella quale risiede da moltissimi anni, ha messo la sua maestria al servizio del jazz. Il progetto, come ricorda lo stesso Sergio nelle note di copertina, è un omaggio al bel canto. La scelta è caduta su Francesco Cilea, anche lui calabrese, autore raffinato che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nel panorama operistico italiano.
Se la melodia ovviamente è preminente, Sergio riesce ad infondere densità ed emozione al materiale originario rileggendo in chiave jazzistica alcune delle più belle arie del compositore di Palmi.
L’eleganza del fraseggio pianistico e la delicatezza sui tasti si colgono appieno nel brano di apertura, Pur dolente son io, in particolare nell’accompagnamento dell’assolo di Rosen.
E la solita storia si apre con lo svolgimento del tema, straziante e cupo, per piano e contrabbasso (suonato con l’archetto) per poi aprirsi e trovare un rinnovato vigore nell’assolo di Kerecki e successivamente dall’intervento di del piano che gioca con le coordinate di spazio e tempo per creare il suo linguaggio.
Leonida, unico brano originale, a firma di Sergio, si caratterizza per uno swing incalzante e per i tempi veloci.
Anima ho stanca è un brano pianoless: batteria, flauto e contrabbasso vengono lasciati soli per creare una melodia ripetitiva dal ritmo costante e dalle cadenze orientali sottolineate dal flauto: «una carovana che viaggia solitaria nel deserto […] senza destinazione, senza meta» come ricorda l’autore nelle note di copertina.
Non manchiamo di segnalare anche il progetto grafico, degno di nota, realizzato dall’artista Gianfranco Grosso, che ha saputo comunicare, tramite la predominanza del colore rosso, il notevole impatto sinestetico di questa musica.
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