Marco Massa. S[u]ono quello che mi pare

Foto: Archivio Fabio Ciminiera










Marco Massa. S[u]ono quello che mi pare

Roma. Casa del Jazz – 7.10.2017

Marco Massa: chitarra, voce

Pietro La Pietra: chitarra elettrica

Massimo Moriconi: contrabbasso, basso elettrico

Francesco D’Auria: batteria, percussioni, hang


Serata dal clima molto piacevole e rilassato alla Casa del Jazz di Roma, dove il cantautore Marco Massa ha presentato il suo nuovo lavoro, Sono cose delicate, disponibile in un’impagabile formato vinilico, oltre che in cd. Insieme a lui Massimo Moriconi al contrabbasso, Pietro La Pietra alle chitarre, Francesco D’Auria alla batteria. Tutti molto bravi, molto rilassati, disponibili ad un intrigante interplay che sa farsi apprezzare, eccome, anche in un ambito cantautoriale e aperto a tutte le influenze (dal jazz al blues).


Del resto Massa, autore e musicista per molti poco conosciuto (almeno dalle parti della capitale), crea subito una atmosfera di grande confidenza e calore, trasmesso dalla sua vera e genuina personalità oltre che dalle belle composizioni che propone insieme a riletture di brani altrui, cantati ed eseguito con grandissimo e sincero trasporto. Intanto, il titolo, Sono cose delicate, viene da una canzone scritta tanti anni fa da Virgilio Savona, il cantante e compositore artefice dell’esistenza del mitico Quartetto Cetra, marito di Lucia Mannucci e compagno di avventura di Tata Giacobetti e Felice Chiusano. Ebbene, chi ricordasse (ed è già tanto bello…) il Quartetto per i suoi enormi successi brillanti e leggeri, può così venire a sapere (se già non lo sa) che Virgilio Savona è stato anche un autore politicamente schierato ed attivo, comunista convinto, con tante canzoni di grande impegno ed a quel tempo spesso contestate ed oggetto di ostracismo (ricordiamo la coppia Fo-Rame) dalla tv e dal potere dell’epoca. Marco Massa cita Savona come suo massimo mentore, canta alcune sue composizioni e vi aggiunge una emozionante rilettura di Luigi Tenco così come una magnifica Lazzari Felici di Pino Daniele, interpretata con passione e proprietà dialettale, a dispetto delle difficoltà che un milanese può incontrare nell’incrocio con il napoletano. E poi tante altre cose, brani suoi davvero efficaci oltre che sentiti e diretti, descrizioni di realtà familiari, di contesti metropolitani, di esperienze di vita molto particolari spesso intrise di ironia, che riguardano lavoro, arte, educazione, figli, passaggi della vita nel suo divenire. E l’altro omaggio, molto sentito e testimonianza di un grande amore per il jazz (di cui è pervaso un po’ tutto il concerto). Quello a Renato Sellani, amico ed ispiratore di Massa nella sua formazione musicale vissuta in quella Milano più sincera ed autentica che, come altre importanti città, ha regalato alla musica italiana davvero tanto.


E fra le altre cose anche la sensibilità e la passione di questo simpatico, profondo e comunicativo autore, che è un gran piacere ritrovarsi a scoprire in una sera di tiepido ottobre romano, accompagnata e completata da un ottimo bicchiere di vino rosso.