Challenge Records – DMCHR 71179 – 2017
Michael Arbenz: pianoforte
Thomas Lähns: basso
Florian Arbenz: batteria
Andy Sheppard: sax tenore, sax soprano
Martian In Al – bon: tromba, flicorno
Florian Weiss: trombone
Nils Fisher: sax soprano, sax alto, clarinetto basso
Noah Arnold: sax alto, sax tenore
Ravel e il jazz, una storia che ha visto il compositore francese introdurre nella sua musica elementi appartenenti alla tradizione afroamericana. Il trio svizzero di Vein si muove esattamente al contrario. I fratelli Arbenz, colti e molto dotati tecnicamente, assieme a Lähns, contrabbassista fine e efficace, si sono approfonditamente immedesimati nella musica di Ravel, ne hanno colto il cuore e riportato negli alveoli del jazz una musica che per estrazione appartiene al genere classico. La bravura dei tre musicisti ha fatto si che composizioni come Le Tombeau de Couperin, divisa in tre parti, trovasse una diversa espressività. Seguendo una direzione condotta da un pianoforte che da un iniziale approccio gentile e vivace (Prelude), scivola nella meditazione (Forlane), per poi approdare verso una palingenesi ritmico-avanguardistica (Toccata), che si tramuta in un assolo sostenuto di batteria. Il tutto ripreso da un pianismo vorticoso e coinvolgente. Blues comincia venato di nostalgia con Lahns che drammatizza usando l’archetto mentre il tema portante acquisisce le sembianze di un tango stralunato e melanconico. È la volta di Bolero, una suite corposa, eretta su un’impalcatura di fiati, una vera e propria sezione, fuori dalla quale, sostenuto dal trio, spicca il sax di Andy Sheppard. È il pezzo top del disco, che risente di un arrangiamento sopraffino, di uno Sheppard ispirato e di una linea di basso tenuta da Lähns esiziale. Minuto dopo minuto la tensione sale, l’adrenalina si fa possente e la trama si avvia verso un finale in cui il pianoforte ripercorre la sua storia per poi approdare a una performance comune, “orgiastica” e conclusiva dai forti connotati free. Sheppard è ancora attivo nel modernismo di Mouvement de Menuet, mentre in Five o’ clock Foxtrot, brano di chiusura, si è sorpresi dagli arrangiamenti: alle singole immagini create dal piano si contrappongono attraverso una sequenza continua ritmi di batteria hip–hop e prog che stravolgono il tema introiettandolo di influenze metropolitane. Disco consigliato!
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