Filibusta Records – FR1702 – 2017
Federico Milone: sax contralto
Alessio Busanca: pianoforte
Francesco Galatro: contrabbasso
Luca Mignano: batteria
ospiti
Giulio Martino: sax tenore
Pierpaolo Bisogno: vibrafono, percussioni
Coltrane come spirito guida, la formula del quartetto come terreno di gioco, le varie declinazioni incarnate dal jazz negli anni cinquanta e sessanta, uno sguardo attento a quanto avvenuto più di recente – con la ripresa di brani di Dienda e Bolivia firmate rispettivamente da Kenny Kirkland e Cedar Walton, e con il particolare arrangiamento ritmico scelto per Naima e gli echi “anni ottanta” che si avvertono in Lonely Frank – e una solida maturità interpretativa dimostrata da tutti e quattro i giovani componenti del quartetto: sono questi gli ingredienti principali di un disco, Supernova, ben suonato e condotto con piglio energico.
Visto il titolo del disco e la denominazione del quartetto, è facile prendere in considerazione la metafora del viaggio e dell’esplorazione. Sicuramente, il quartetto, ben integrato dai due ospiti, mette a disposizione dell’ascoltatore un ottimo punto di partenza: temi e assolo si dipanano con grande proprietà di linguaggio, senza soste né cali di tensione. Va sottolineata anche la padronanza con cui vengono gestite le atmosfere dei brani per allineare momenti diversi tra loro in modo coerente e senza strappi. Milone, Busanca, Galatro e Mignano fanno capire di avere il controllo della situazione sia quando affrontano le aperture modali che quando si misurano con il blues più serrato, sia nei riflessi morbidi di tracce come A.I.M.E.R. e Dienda – brani dal tempo rilassato più che delle vere e proprie ballad – che nelle reminiscenze più vicine al bop.
La Na.Sa. Unity Band si muove con giudizio all’interno dei canoni del jazz: Supernova è un disco del tutto in linea con i principi che lo ispirano, li rispetta senza però perdere di vitalità e di forza. In pratica, il quartetto utilizza la tradizione come binario per sviluppare gli spunti personali, come ispirazione per l’interplay e il dialogo. E, nelle nove tracce del disco, si rivela in modo evidente come l’attitudine dei singoli musicisti – e del collettivo nel suo complesso – diventa il carburante per le “manovre sonore” e le evoluzioni del quartetto.
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