Giulio Martino – Quartetto Acustico

Giulio Martino - Quartetto Acustico

Blacksheeppower – 2017




Giulio Martino: sassofoni

Rocco Zaccagnino: fisarmonica, accordina

Alexandre Cerdà Belda: basso tuba

Leonardo De Lorenzo: batteria





Quartetto Acustico è un disco molto bello. Lo è perché ha in se tutto il calore di una registrazione in diretta; lo è perché i quattro musicisti che lo hanno registrato sono veramente all’altezza; e lo è perché hanno saputo integrare le loro diverse culture musicali e messe al servizio della musica. Il risultato è un disco variegato, di forte presa, dove spicca la sublime rivisitazione latina di Tres palabras di Osvaldo Farres. Qui l’apporto del basso tuba da un tocco che rievoca le bande di strada e nello stesso tempo un’attuale modernità. La ballad Magdaluna strappa le carni per sofferta sensibilità e afflato dialogico tra fisarmonica e sax. E sono sempre i due strumenti, fisarmonica e sax, ad inseguirsi tra i vicoli di una folle metropoli mingusiana in Fables of Faubus. Children’s play song rinverdisce i “dolci” fasti evansiani con una versione sofisticata e brillante. Quartetto Acustico vive anche di brani originali, che sono la parte preponderante di questo disco. Pezzi che incrociano il jazz con la melodia, mescolano i colori a volte sfavillanti, altre tenui e pastello, avvinghiati a se stessi seguendo un motivo danzante (L’incantatore) o ironie circensi e “rotiane” (Clown/Circus). La filologia strumentale segue un percorso raffinato, dove scorre tra argini elastici che consentono fluidità dialogica e interscambi narrativi. L’improvvisazione è contenuta tra le misure e gli equilibri delle trame scritte (Comics), lì dove i quattro funzionano come un logaritmo perfetto tra interscambi, pause, sincopi e ammiccamenti strumentali. Il sax svetta e s’addolcisce ondulando sulle parabole della fisarmonica, come due pavoni che aprono e richiudono le loro livree (Buon Compleanno); oppure ancheggiano al ritmo di un calypso che ha conosciuto le repentine giravolte del tango (Spring time). E, a giusta chiusura di un disco fascinoso e intrigante, Una muy bonita “tubata” e di colemaniana memoria. Consigliato!




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