33 Jazz Records – 33JAZZ268 – 2017
Julian Costello: sax tenore, sax soprano
Maciek Pysz: chitarra
Yuri Goloubev: contrabbasso
Adam Teixeira: batteria
Transitions, transizioni, è un titolo che rivela in modo efficace gli intenti di Julian Costello e della sua musica: partire dalla tradizione per cercare un approdo personale. Alla guida di un quartetto solido e ben architettato, il sassofonista propone una musica leggibile, un comodo punto di partenza per suscitare le reazioni dei suoi musicisti e le combinazioni dell’interplay. Il confronto con la storia del sassofono, il suono e i maestri dello strumento, diventa una ulteriore chiave di lettura: se nel titolo possiamo intuire un riferimento ai titoli dell’ultimo Coltrane e se la formula stessa del quartetto è da sempre stata praticata dai sassofonisti, è nella pronuncia di Costello che troviamo una riflessione che abbraccia tutto il secolo del jazz e, in particolare, con riferimento al sassofono. Il vocabolario consolidato e digerito dei Grandi Maestri, la ricerca di Coltrane e Shorter fino ad arrivare alle espressioni più attuali: sono tutti elementi che vengono rivisti e ripercorsi da Costello nelle composizioni e nel fraseggio in una maniera peculiare e ben strutturata. Ogni passo è meditato, mai affrettato o strappato: si sente che Costello vuole mostrare la sua versione del jazz senza dover necessariamente dimostrare qualcosa in ogni frase.
Per dare vita al disco, il sassofonista si avvale di una formazione tosta, come si diceva sopra. Gli ascoltatori italiani conoscono ormai da tempo il suono di contrabbasso di Yuri Goloubev: agile, profondo, sempre estremamente preciso e capace di garantire il giusto supporto e slancio allo sviluppo musicale del gruppo. Il suo lavoro ritmico si sposa con la levità degli interventi di Adam Teixeira e l’ampia scelta di suoni utilizzati dal batterista. La presenza di un chitarrista per completare il quartetto offre la soluzione per spaziare nelle varie direzioni prese dai brani. Interventi elettrici o classici, soluzioni più vicine ai canoni jazzistici o dirette verso un “folklore immaginario”, un fraseggio corposo o rarefatto: a seconda dei casi, Maciek Pysz combina i propri suoni con le atmosfere volute da Costello e caratterizza in modo puntuale ed espressivo l’andamento dei singoli brani e del disco nel suo complesso.
Un’ora di musica accogliente e ben suonata, coerente con le proprie premesse di partenza e sviluppata senza cali di tensione: Transitions è un lavoro gentile, capace di attirare con garbo l’ascoltatore all’interno del suo mondo sonoro e di rivelare le sue qualità ad ogni successivo ascolto.
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