John De Leo & Fabrizio Puglisi – Sento Doppio

John De Leo & Fabrizio Puglisi - Sento Doppio

Carosello Records – 2017





John De Leo: voce, live electronics

Fabrizio Puglisi: pianoforte

guest:

Gianluca Petrella: trombone, live electronics in Other Shapes (Searching for) e Escargots Cris








Melodia, canto, sorprese, equilibrismi. Le prime due tracce di Sento Doppio svelano subito all’ascoltatore le tantissime tessere sonore portate all’interno del disco da John De Leo e Fabrizio Puglisi: Big Stuff di Leonard Bernstein e Naima di John Coltrane si animano di senso orchestrale e della grande tradizione melodica statunitense, propongono certe soluzioni jazzistiche e offrono naturalmente il destro ai funambolismi vocali di De Leo e alla visione pianistica totale di Puglisi; Aritmia, composizione firmata a quattro mani dai nostri protagonisti, esplora gli aspetti ritmici e percussivi dei due strumenti, in un rincorrersi di groove sghembi e di infinite stratificazioni, di interruzioni e riprese serrate. Le due tracce costituiscono un terzo abbondante del lavoro e contengono molti degli spunti che sono disseminati e continuamente esplorati nei sei brani successivi in un percorso che via via diventa più intimo e maggiormente focalizzato sui singoli elementi da esplorare.


La collaborazione tra De Leo e Puglisi approda su disco in una forma che sfugge – e vuole sfuggire – ad ogni possibile definizione: il filo narrativo tiene insieme tasselli diversi sfruttando, in modo attento e “alternativo” i vari punti di contatto. Forzano le connessioni senza mai portarle al punto di rottura, tengono conto degli scenari già percorsi da altri musicisti e li disattendono con giudizio, costruendo prima i presupposti per cambiare direzione e poi l’alveo utile per sviluppare i vari elementi.


La presenza di Gianluca Petrella si inserisce in modo naturale nel flusso del disco: il trombonista è estremamente affine al discorso di costruzione sonora e sentimento espressivo condotto dal duo e vanta una lunga collaborazione con De Leo. E così riesce a spingere ancora più avanti le intenzioni dei due brani e a dare ulteriori spunti alla miscela di generi e linguaggi proposta da Sento Doppio.


In maniera speculare, il disco viene chiuso da 02:16,5 (Episode II) e dalla ripresa di Vago Svanendo, gia contenuta nell’omonimo disco del 2007. Il primo brano prende spunto dal celebre 4’33” di John Cage – il titolo rappresenta la durata del brano ed è esattamente la metà della celebre partitura – per esplorare i rumori e il caos “incorniciati” dal silenzio e le successive manipolazioni del suono registrato in quel lasso di tempo: interventi della voce, frasi e sottolineature espressive, frammenti sparsi e volutamente non allineati. Da questa tavolozza di possibilità sonora, emerge l’arpeggio del pianoforte che introduce Vago Svanendo, l’episodio più avvicinabile alla forma canzone nel corso del disco.


Se il titolo rivela una chiave di lettura all’ascoltatore, è nella necessità di approcciarsi al disco mantenendo sempre aperte le possibili strade alternative e non attendersi quanto solitamente segue, ad esempio, ad un’improvvisazione jazzistica o a una sperimentazione contemporanea. Come si diceva sopra, la musica presente nel disco vuole sfuggire ai generi e – ancor più ai clichés – ma tiene sempre conto di quanto successo nella storia e quanto i vari maestri – toccati, sfiorati o citati – hanno prodotto. Un riferimento utile da evitare o da aggirare, per i due musicisti, un vocabolario da utilizzare in modo funzionale e comunicativo, eccentrico quanto basta e mai dozzinale. Certo, i due musicisti fanno anche i conti con il “dover sempre essere sorprendenti”, una ulteriore sfida che De Leo e Puglisi riescono a veicolare a vantaggio di un disco che esce dalle righe per togliere certezze e porre costantemente all’attenzione nuovi contenuti e spunti.



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