Igloo Records – IGL286 – 2017
Greg Lamy: chitarra
Gautier Laurent: contrabbasso
Johannes Mueller: sassofono
Jean-Marc Robin: batteria
Un quartetto stabile nel tempo e incentrato sul disegno classico – già percorso nel corso dei decenni, ma sempre efficace – del confronto delle voci di chitarra e sassofono. Su queste coordinate si colloca Press Enter, il terzo disco del quartetto guidato dal chitarrista Greg Lamy.
Il lavoro è fortemente animato dal senso del blues: un punto di equilibrio utile per esplorare le varie possibilità del quartetto e del linguaggio jazzistico. Infatti, anche quando i pezzi si smarcano dalle strutture canoniche del blues, l’imprinting presente nelle composizioni e nell’approccio stilistico riconduce le improvvisazioni più spigolose e le aperture più astratte ad una risoluzione pragmatica e coerente.
Il quartetto incide insieme sin dal 2009: si nota immediatamente la coesione e la forte unità di intenti nello sviluppo dei brani e delle improvvisazioni. La scofieldiana Exit, ad esempio, rivela come tutti e quattro i componenti della formazione siano legati tra loro nel condurre in maniera collettiva e paritaria il brano: una continua corrispondenza tra le linee degli strumenti rilancia tanto il groove ritmico quanto il canto dei solisti. L’interplay realizza e mette in pratica quanto viene proposto dalla scrittura di Lamy e permea ogni traccia di Press Enter: il passo rilassato e la disposizione ad assecondare gli assolo sono due conseguenze dello spirito del quartetto. Lamy e i suoi musicisti si prendono con calma il tempo di sviscerare la materia presente nei temi, senza per questo appesantire la gestione complessiva del lavoro.
Elettrico senza essere aggressivo o estremo, Lamy lascia trasparire qualche sguardo alla fusion che viene stemperato dall’attitudine bluesy e dall’attenzione alle derive più attuali del jazz: ritroviamo qualche effetto in certe sonorità della chitarra che facilmente rimandano agli anni ottanta (Erase e Press enter) o nelle Le chien. La sintesi che Lamy fa scaturire dall’incontro tra blues, attualità jazzistica e fusion trova senso nella cura con cui viene confezionato il disco e, soprattutto, come si diceva sopra, grazie all’interazione tra i protagonisti del disco: i quattro partecipano in modo aperto e condiviso allo sviluppo del materiale.
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