Andrea Polinelli/Antonio Magli – Visions of Sylvian

Andrea Polinelli/Antonio Magli - Visions of Sylvian

AlfaMusic – AFPCD174 – 2017




Andrea Polinelli: sassofono contralto

Antonio Magli: piano

special guest: Nicola Alesini: sassofono soprano, clarinetto





Andrea Polinelli non è solo un sassofonista ed un musicista ma è un artista che riesce ad esprimersi in diversi ambiti: traduttore, didatta, documentarista. L’idea di riarrangiare e riproporre la musica di un autore magnifico e poliedrico come David Sylvian proviene da una lunga conoscenza della musica dell’artista inglese. Non a caso nel 2015 viene scelto per tradurre l’edizione italiana della biografia di David Sylvian, On The Periphery, scritta dal giornalista inglese Christopher Young.


Il musicista genovese, ci ricorda dalle note di copertina, come: «Interpretare la musica di Sylvian in modo coerente e personale ci ha immediatamente permesso di comprendere quanto potesse risultare affascinante trasferire il pensiero di questo autore al duo sax-piano perché il duo, pur essendo ambiente meno complesso in rispetto alle possibilità che può offrire una band al completo è più consono, nella sua essenzialità, ad affrontare la sfida di rendere l’estetica delle intense composizioni di Sylvian […] non si è trattato di ridurre o adattare qualcosa di preesistente, ma di rielaborare il contenuto dandogli nuova forma sonora pur mantenendo intatto il messaggio emotivo.»


Forse, come ricordava il grande filosofo tedesco Friedrich Schleiermacher, parlando dell’ermeneutica, la metodologia che si occupa dell’interpretazione del testo: «[…]..bisogna comprendere il discorso anzitutto altrettanto bene e poi meglio di come abbia fatto il suo autore[…]». Che sia forse questo l’intento generale del progetto? Riappropriarsi della musica di un artista e comprenderla meglio di quanto lui abbia fatto. Tentare di svelare, di offrire prospettive inedite addentrandosi nella psicologia dell’autore. Affrontando già uno dei brani più famosi della coppia Sylvian/Sakamoto, Forbidden Colours, si osserva che non viene riproposta pedissequamente la versione originale ma la si carica, o si scopre in essa, una vena jazz autentica che sottende l’intero brano. In Orpheus la traccia si rallenta offrendo la possibilità al piano di approcciarsi in maniera più “impressionistica”. Alla stessa stregua Every Colour You Are viene sottratta della sua ritmicità intrinseca per regalarle, anche qui, una forma impressionistica.


Il blues con tutte le sue sfaccettature si manifesta con prepotenza in Midnight Sun ed in maniera particolarmente corrosiva in Godman. Come Morning, brano scritto originariamente da Sylvian/Alesini, viene qui rivisto con l’aiuto sempre di Alesini: la scelta è di ampliare il discorso permettendo un dialogo maggiore tra gli strumenti e rinunciando parzialmente alle atmosfere più eteree dell’originale. Polinelli, coraggiosamente, si mette in gioco interpretando con le conoscenze e la sensibilità di oggi l’artista inglese senza tentare, stupidamente, di introdurre oggettività in tutto questo: si tratta cioè di capire che i pre-giudizi, le aspettative, i preconcetti, sono essenziali per poter dire veramente qualcosa di nuovo di un artista. Sarebbe fantastico vedere tra dieci anni quale potrebbe essere la rivisitazione del sassofonista ligure dell’ex cantante dei Japan.




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