Mark Wade – Moving Day

Mark Wade - Moving Day

Autoproduzione – 2018





Mark Wade: contrabbasso

Tim Harrison: pianoforte

Scott Neumann: batteria






Sette brani originali, uno standard celeberrimo come Autumn Leaves e Another Night In Tunisia, rivisitazione dello storico tema di Dizzy Gillespie, costituiscono la scaletta di Moving Day, secondo disco realizzato dal Mark Wade Trio: piano trio, quindi, ma “guidato” dal contrabbasso del leader in una rielaborazione attenta e avveduta del materiale della tradizione.


Esperienza e adesione al linguaggio del jazz. Mark Wade distilla con sapienza il tesoro contenuto nella tradizione e, in particolare, nella vicenda storica del piano trio. I brani originali spaziano dalle atmosfere di New Orleans (The Quarter) al modern mainstream (Moving Day, Wide Open e Midnight in the Cathedral), dalla ballad romantica e vagamente malinconica (Something of a Romance) alle coloriture impressionistiche (The Bells) per concludersi con la riflessiva e pacata In The Fading Rays of Sunlight. I due standard vengono rivestiti di piccoli accorgimenti per restituire freschezza e un, sia pur minimo, senso di sorpresa e di tensione a brani ascoltati innumerevoli volte nel corso degli anni: naturalmente, costituiscono il terreno per confrontarsi con lo swing e con gli aspetti più aderenti alla tradizione.


La regola aurea del piano trio è l’interplay. Mark Wade, Tim Harrison e Scott Neumann procedono in maniera sempre connessa e, soprattutto, si spostano con coerenza da uno scenario all’altro: conducono l’ascoltatore con attitudine tranquilla attraverso i brani, senza strappi o scorciatoie improvvise. E, d’altronde, sarebbe un processo estraneo al senso proprio del disco pensato dal contrabbassista. Mark Wade si muove nell’alveo disegnato dalle tantissime esperienze già “vissute” dal piano trio nel corso dei decenni: la sua musica offre all’ascoltatore il contributo dei propri brani, aggiunge l’apporto naturalmente peculiare che ogni persona – e, nel caso specifico, ogni musicista – propone, per forza di cose. I movimenti evocati dal titolo sono misurati, compiuti con oculatezza e criterio: non prevale mai l’intenzione di voler essere originali a tutti i costi, rischiando così di strafare; il trio rivela, semmai, la precisione e il riguardo con cui accompagna ogni passaggio.



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