Foto: Angelo Bardini per gentile concessione Ufficio Stampa Cremona Jazz
Omar Sosa & Yilian Canizares. Aguas @ Cremona Jazz Festival
Cremona, Auditorium Giovanni Arvedi – 7.4.2018
Omar Sosa: pianoforte, tastiere
Yilian Canizares: violino, voce
A un certo punto del concerto, nel suo divertente ma comprensibile mix d’italiano e spagnolo, Omar Sosa ha parlato del rapporto che lui e la Canizares hanno con la natia Cuba. «Amiamo molto la nostra terra – ha detto in sintesi – sentiamo scorrere dentro di noi la sua vita e la sua linfa. Ma, in qualche maniera, sentiamo che siamo quasi, ogni volta che ci torniamo, degli estranei. Agli occhi dei nostri compatrioti appariamo forse dei giramondo sradicati, quasi degli apolidi.» Il pianista vive a Barcellona, la Canizares in Svizzera.
Comincio da qui il racconto della bellissima serata inaugurale dell’edizione 2018 di Cremona Jazz. In queste parole del pianista, c’è tutto il senso della musica proposta dal duo: un viaggio sentimentale dentro la tradizione dell’isola con gli occhi e la sensibilità di chi da anni ne vive lontano e da anni cammina su strade artistiche diverse, anche se contigue; c’è anche una sorta di fotografia, nitida, della scena di tanta musica improvvisata di oggi; del libero fluire di esperienze, memorie, ricerche, incontri, nostalgie, assenze e spaesamenti.
I due hanno presentato un disco che uscirà a settembre e che si chiamerà, significativamente, Aguas. Nella cultura arcaica della Santeria e nella tradizione Yoruba, ancora tanto viva fra i cubani (la Canizares ha anche cantato in questa lingua) l’acqua è un elemento centrale. E acqua vuol dire anche fluidità, imprevedibilità, leggerezza. E questi sono stati gli elementi caratterizzanti di questo concerto in cui non si sono mai avvertiti folclorismi di maniera, o cali di tensione. La Canizares, violinista di formazione classica, ha anche emozionato come cantante passionale e, allo stesso tempo, ironica. Notevoli alcune sequenze in cui ha usato sia la voce sia lo strumento. Omar Sosa ha limitato al massimo, poche pennellate di colori musicali, l’uso dell’elettronica. Sulle sue grandi capacità di pianista, sia percussivo sia melodico, è quasi inutile soffermarsi.
Il pubblico è rimasto incantato. Le dita, i corpi dei musicisti, la voce della Canizares hanno tenuto acceso un fuoco continuo sotto il ricchissimo calderone delle memorie musicali di Cuba, (da Buena Vista Social Club ai ritmi africani, da una certa cantabilità melodrammatica alle mille danze dell’isola) filtrandone sapori e colori attraverso la loro sensibilità di musicisti globali.
Occorre fermarsi un momento sulla dimensione corporale (anche sottilmente ed elegantemente erotica) della performance del duo. Si parla spesso, e giustamente, di questo tratto essenziale della musica afro-americana. È raro tuttavia che emerga in maniera tanto prorompente quanto nella serata di Cremona. La gestualità dei protagonisti è stata una parte essenziale della serata.
Una serata che è finita con un lungo gioco sulle armonie di Guantanamera.
È davvero raro ascoltare concerti in cui un’alta qualità musicale abbia un impatto tanto forte sul pubblico.
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