Unit Records / Harmonia Mundi, 2018
Alessandro Sgobbio: pianoforte
Emiliano Vernizzi: sax tenore, sax soprano
In uno scenario contrassegnato da una da un flusso di incisioni sovrabbondante, se non pletorico, quello di Pericopes sembra costituire un esempio tanto raro quanto virtuoso. Dal 2007 ad oggi il duo ha registrato solo tre cd: Double Side del 2012, These Human Beings (con il batterista americano Nick Wight) e questo What What che contiene materiale inciso nell’ormai lontano settembre del 2013, a pochissimi giorni di distanza da un concerto tenuto a Gualtieri (RE) e documentato su un bel DVD, pubblicato da Parma Frontiere nel 2014. Le tracce suonate sul palco e in sala di registrazione sono, salvo un paio di eccezioni, i le stesse. Il materiale filmato e quello inciso presso il mitico studio di Stefano Amerio, si possono considerare un unico capitolo di una scarna, preziosa, storia discografica.
I Pericopes sembrano quindi, dopo la lunga, fortunata, e tutt’altro che conclusa, collaborazione con Nick Wight, tornare a mettere al centro la formula del duo, riprendendo il discorso da dove era lasciato cinque anni fa. Un discorso intessuto sul pianismo intenso, talvolta quasi classico di Alessandro Sgobbio e sulla tormentata esplorazione sonora di Emiliano Vernizzi, alla ricerca di una sintesi personale e radicalmente di vastissime esperienze e ascolti musicali; mainstream, innografia protestante, free jazz, rock in varie declinazioni, musica contemporanea.
Il disco è imperdibile per chi ha ascoltato solo il progetto del trio, impagabile per chi voglia rinnovare la conoscenza di una delle più belle realtà della musica improvvisata italiana di questi anni.
Fra i brani di maggiore impatto la sognante La Danse Des Holothuries, che è quasi la sigla del duo, la straziante Cocteau, vero manifesto poetico del suono di Vernizzi, Orat 29 in cui un canto di sapore religioso si sfrangia lentamente in un ritmo di danza.
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