Cose Sonore/Self – 2017
Pino Jodice: direzione, piano, composizione, arrangiamenti
Giuliana Soscia: direzione, fisarmonica, composizione, arrangiamenti
Paolo Fresu: composizione, tromba, flicorno, effetti elettronici
Giovanni Imparato: percussioni, voce
Domenico Guastafierro: flauto
Enzo Amazio: chitarra
Alexandre Cerdà Belda: tuba
Luciano Bellico, Claudio Cardito, Gianluca Vigliar, Valerio Virzo, Nicola Rando: sassofoni
Gianfranco Campagnoli, Lorenzo Federici, Fabio Renzullo, Pino Melfi, Umberto Paudice: trombe
Alessandro Tedesco, Francesco Izzo, Pasquale Mosca, Michelangelo Grisi: tromboni
Marco De Tilla: basso elettrico, contrabbasso
Pietro Jodice: batteria
L’Orchestra Jazz Parthenopea è prima di tutto un ensemble che raccoglie alcuni dei musicisti più rappresentativi e preparati del Sud Italia, vera e propria fucina e serbatoio di talenti jazz. A tirarne le fila sono Pino Jodice e Giuliana Soscia, e l’ambiente in cui è nata non poteva essere altro se non quella città mondo che è Napoli. Sono venti i musicisti che fanno parte di questo ensemble vitale e propositivo. La performance che si ascolta in Megaride è stata registrata dal vivo il 22 giugno 2016 presso il vulcano Solfatara a Pozzuoli. La musica che si ascolta è un crocevia di suoni che inglobano il jazz, il sound mediterraneo, la tradizione folk, la fusion e l’avanguardia. Il timbro è l’altro aspetto caratterizzante di questo ensemble. Ha una fisionomia poliritmica e dai colori cangianti, che variano a seconda della natura delle composizioni. Jodice e Soscia vi giocano usando la base ritmica come struttura pulsante e cuore dell’azione e i fiati come tanti pistoni che spingono l’orchestra in avanti. Ogni movimento marchia l’incedere con suoni conclusi e ben definiti, riconoscibili e strutturati, sia che si tratti di brani tradizionali come Feste popolari in Sardegna o fusioni globali tra folk e world di Duru Duru Song. In questo contesto la tromba di Fresu si adagia sorniona e lirica nell’Inno alla vita oppure ridisegna i confini della musica tradizionale attraverso profonde e trancianti variazioni jazz. Fisarmonica, tamburi, basso tuba e voce rientrano, arrangiati con dovizia e inseriti nel contesto generale, non come strumenti atipici di un’orchestra ma come elementi essenziali di un unicum sonoro e timbrico. Anche un brano come Lu Scottis, già ascoltato nella versione originale in quintetto, qui diventa una polifonica espressione di colori e ritmi inserita in un contesto a metà strada tra jazz rock, variazioni mingusiane e slanci free. Di epica bellezza è poi la versione di Chi tene ‘o mare di Pino Daniele che precede l’impressionistica suite di Variazioni – Sonata per luna crescente. La versione orchestrale di Volcano for Hire dei Weather Report chiude un disco di notevole fascino e caratura artistica.
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