Katya e Marielle Labeque @ Teatro Regio, Parma

Foto: Roberto Ricci per gentile concessione Ufficio Stampa Teatro Regio di Parma










Katya e Marielle Labeque @ Teatro Regio, Parma

Parma. Teatro Regio – 5.4.2018

Katya Labèque: pianoforte

Marielle Labèque: pianoforte

Gonzalo Grau: percussioni

Raphael Seguinier: batteria

Il termine radical chic fu usato per la prima volta nel 1970, in un articolo di Tom Wolfe sul New York Magazine, come epiteto sferzante nei confronti di Leonard Bernstein. Lo scrittore voleva marchiare a fuoco il “sinistrismo” del grande musicista, che aveva appena organizzato, nella sua lussuosa casa di Manhattan, un party di sostegno alla causa delle “Pantere Nere”.


In senso lato, Bernstein fu radical chic, per fortuna, anche nella sua vita di musicista (a proposito, la Deutsche Grammpophone ha ripubblicato il controverso Mass). West Side story è un incrocio felice fra ritmi latini ed echi di sinfonismo, fra Broadway e la musica di strada. Qualcuno l’ha definito come il primo esempio di melodramma americano.


L’omaggio al compositore e al famoso musical è stato il centro del bel concerto del Teatro Regio.


Procediamo con ordine.


All’inizio del programma di sala c’erano una trascrizione dei Preludi per Pianoforte di Gershwin e i Quattro Movimenti di Philip Glass. Le due pianiste hanno da subito catturato l’attenzione del pubblico. Le pagine gershwinane sono risuonate ancora più affascinanti nella trascrizione per due pianoforti scritta da Irwin Kostall (a lungo collaboratore di Leonard Bernstein). Una trascrizione che sembra dare ancora più risalto alla grande accumulazione di materiali ed echi musicali tipica del compositore di Porgy And Bess.


Philip Glass, si sa, può incantare o lasciare freddo l’ascoltatore. Alla fine del drammatico, ribollente quarto movimento anche lo spettatore più scettico nei confronti del compositore di Baltimora ha però applaudito volentieri. Forse Philip Glass, sotto la superficie lacustre della sua scrittura musicale, racconta più di quanto sembri.


Dopo un breve intervallo, sono saliti sul palco, per affrontare West Side Story, nella trascrizione dello stesso Kostall, anche il percussionista Gonzalo Grau e il batterista Raphael Seguinier. Grau ha iniziato fischiettando il tema del prologo e dando il tempo con lo schiocco delle dita. Fin da subito, quindi, si è capito che la rilettura proposta dal quartetto voleva mettere in giusto risalto il carattere raffinatamente folk della pagina bernsteiniana. La sua anima danzante. Al momento di America i due percussionisti hanno lasciato il loro set di strumenti e hanno dato il tempo col battito delle mani, scatenando il pubblico (Ovviamente il brano è stato proposto anche come bis insieme a Mambo).


Insomma una rilettura trascinante, piena di grazia e di forza, sempre molto evocativa, melodrammatica nei momenti giusti (Maria o Tonight) che ha entusiasmato e divertito i presenti. E ‘che questa versione “stilizzata”, non ha fatto sentire minimamente la mancanza della grande orchestra. Ha reso anzi più palpabile il mix originale fra strada e accademia.


I jazzofili in sala, in assenza di momenti improvvisativi, hanno apprezzato sicuramente, oltre al lavoro dei due percussionisti, la grande libertà mentale delle due bravissime pianiste francesi molto conosciute fra il pubblico dei “classicisti”, e il loro spirito “crossover”.


Non a caso, la Katya cui Miles dedicò due titoli di You’re Under Arrest era proprio una delle due sorelle Labèque.




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