Roberto Magris Sextet – Live In Miami @ The WDNA Jazz Gallery

Roberto Magris Sextet - Live In Miami @ The WDNA Jazz Gallery

JMood Records – 2018




Roberto Magris: pianoforte

Brian Lynch: tromba

Jonathan Gomez: sax tenore

Chuck Bergeron: contrabbasso

John Yarling: batteria

Murph Aucamp: percussioni




Roberto Magris, nel corso della sua decennale carriera, ha fatto conoscere attraverso i dischi i diversi aspetti della sua musica. Ha tracciato quelle particolarità che lo collocano a cavallo tra un moderno mainstream e la ripresa di un post bop arricchito da cinquant’anni di evoluzioni nel jazz. Pianista colto e capace di destreggiarsi in ogni contesto, lo ascoltiamo in questo scoppiettante e riuscito concerto live, registrato a Miami, carico e propositivo, a suo agio con un jazz caldo, avvolgente e dinamico. Quello in azione è un sestetto con la front line tenuta in piedi da due fiatisti d’eccezione: il trombettista Brian Lynch, che soffia come una locomotiva che attraversa il continente latino e il sassofonista Jonathan Gomez, la cui musica è fortemente intrisa di aromi esotici. Basta ascoltarlo nelle performance di African Mood e Chachanada per avere un’idea delle sue peculiarità, valorizzate anche dalla scoppiettante tromba di Lynch. La sezione ritmica pulsa e spinge ossessivamente sostenuta dai colori timbrici dalle congas di Murph Aucamp. Il sestetto suona con charme e perfezione storica il tema hard bop di What Blues?, una composizione dello stesso Magris. Sempre del pianista è la raffinata soul track intitolata Song For An African Child. Magris ha condito il brano con venature latin così da fare una sintesi tra motivi afroamericani e influenze meridiane.


La locomotiva latina rallenta la sua corsa con una lirica e sentita ballad scritta da Rahsaan Roland Kirk e intitolata April Morning. Magris tocca profondità melodiche tali da smuovere il suo sentimentalismo di confine, mitteleuropeo, che fa il paio con il blues afroamericano. La quiete instaurata viene smossa dal danzante e ritmico Chachanada che precede l’itinerante e panoramico Il Bello del Jazz, una meditazione affettiva sulle vibrazioni fisiche che produce il jazz. Poi quando si parla di bello, non solo estetico ma anche sentimentale, non si può fare a meno di citare e dettagliare con amorevole cura il passionale A Flower Is a Lovesome Thing di Billy Strayhorn. Standard Life, scritto da Magris, riporta sulla scena calore e timbri esotici, prima di cedere la staffetta finale a Blues For My Sleeping Baby, una soul ballad che ricorda certe “pietanze” cucinate a puntino dal The Jazztet del duo Golson/Farmer.



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