Primavera al Parco della Musica di Roma con Marcus Miller e Ambrose Akinmusire

Foto: Luca Labrini










Primavera al Parco della Musica di Roma con Marcus Miller e Ambrose Akinmusire


Marcus Miller Laid Black | 23 marzo

Ambrose Akinmusire Quartet | 23 aprile

Come ormai piacevole consuetudine, negli ultimi anni l’inizio della primavera coincide con il ritorno nella capitale del bassista Marcus Miller. A prescindere che si tratti di un tour di presentazione di un nuovo album o meno, il rapporto con il pubblico romano è ormai così solido da far registrare in ogni occasione il tutto esaurito, facendo diventare qualsiasi concerto un appuntamento speciale dal successo garantito. E pure quest’anno all’Auditorium non ha fatto eccezione, con il gran pienone già in prevendita nonostante nulla facesse presagire un qualcosa di diverso rispetto alle ultime apparizioni. Senza infatti grandi novità e con album nuovo in vista ma non ancora ultimato, il bassista di Brooklyn si presenta in una formazione ridotta ad un quintetto, peraltro nemmeno stabile. Per queste date italiane, a completare la formazione è il nostro Flavio Boltro alla tromba, a fianco del fidatissimo sassofonista Alex Han. La scaletta attinge dalle ultime due uscite discografiche, dalla festosa Hylife, che apre il concerto e disco, a Papa Was A Rolling Stones, in cui si omaggiano le sonorità black della Motown, snocciolando via via i temi che hanno caratterizzato gli ultimi anni di carriera. In mezzo qualche anticipazione con un paio di brani che faranno parte del prossimo disco, ma che nulla aggiungono ad un repertorio consolidato e che funziona ancora bene. Con il suo groove contagioso infatti Miller riesce comunque far ballare e divertire fin dal primo attacco, prendendosi in un tale contesto ancor di più la scena tutta per sé. E anche se questo Laid Black appare in tono minore rispetto agli ultimi sontuosi tour, con i cinque non regalano alla fine alcuna sorpresa, l’ovazione finale è più che meritata per un artista dal gran cuore e gusto che non delude mai i suoi fans.


A metà aprile è di scena invece il quartetto capitanato dal brillante trombettista americano Ambrose Akinmusire, accompagnato dai suoi compagni di lungo corso Sam Harris al piano, Harish Raghavan al contrabbasso e Justin Brown alla batteria. Tutti facenti parte della stessa generazione, poco più che trentenni, i quattro possono già vantare curriculum e recensioni di tutto rispetto, catapultati a ben ragione nell’olimpo delle nuove stelle del jazz. Nella prima parte della tappa romana le atmosfere sono scure e artefatte, tipiche della scrittura per nulla convenzionale del leader. Qui è soprattutto il suono originale di Akinmusire, perfetta sintesi tra tradizione e modernità, ad impreziosire e caratterizzare i brani che ricalcano il live registrato al Village Vanguard nel 2017. Man mano però i ritmi si fanno più incalzanti in un crescendo entusiasmante, grazie soprattutto ad un Justin Brown davvero superlativo. Adesso le improvvisazioni si fanno più esplorative e interessanti, con un interplay che permette ai quattro di intraprendere strade sempre nuove, piuttosto che richiamare qualsiasi tradizione di swing tangibile. Un mood altamente stimolante, fatto di tensioni, silenzi e assoli alle volte esplosivi, che induce i quattro a rischiare sempre, prediligendo però sempre la bellezza e la raffinatezza, elemento che rende la musica, e ancor di più nella dimensione live, di Ambrose davvero avvincente, per un quartetto di assoluto valore di cui sentiremo sicuramente ancora parlare per tanto tempo.




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