Andrea Motis Quintet @ Cremona Jazz Festival

Foto: . per gentile concessione Ufficio Stampa Cremona Jazz










Andrea Motis Quintet @ Cremona Jazz Festival

Cremona, Auditorium Giovanni Arvedi – 5.5.2018

Andrea Motis: voce, tromba

Ignasi Terraza: pianoforte

Joseph Traver: chitarra

Miguel Artigas: contrabbasso

Esteve Pi Ventura: batteria

C’era molto interesse per l’esibizione cremonese di Andrea Motis.


I media si sono, infatti, si molto occupati negli ultimi tempi dell’artista catalana, dipingendola, soprattutto in ambienti non specializzati, come una specie di giovane fenomeno del jazz. I commentatori più avventurosi hanno scomodato le ombre inquiete e grandi di Chet Baker e Billie Holiday. Questi paragoni sono sempre un po’ futili, oltre che ingombranti, per un giovane artista. Andrea Motis è, al momento, una brava cantante che ha studiato, e studia ancora seriamente, il jazz, ma che sta ancora cercando una sua cifra espressiva peculiare. Come trombettista ha destato, dal vivo, qualche perplessità. Il suo stile, che attinge dichiaratamente al periodo d’oro della tromba post bop (il suo idolo è Freddie Hubbard) è apparso ancora in via di definizione. Accompagnata da un quartetto professionale ed efficiente ma non trascendentale (qualche sprazzo interessante è arrivato dal pianista Ignasi Terraza) la Motis ha sfoderato un repertorio fatto prevalentemente di standard, di classici brasiliani, di qualche brano pop catalano, materiale che si ritrova in gran parte dal suo disco Impulse, Emotional Dance. Le sue interpretazioni sono state sempre briose e immediatamente coinvolgenti per il numerosissimo pubblico. La performer catalana ha una buona voce, un bel piglio scenico, una grande freschezza. Non ha ancora, forse, il mordente, il carisma che dovrebbe essere proprio di un jazzista di vaglia. In altre parole l’artista ascoltata al Festival di Cremona è apparsa agli ascoltatori più esigenti come un esempio di sopravvalutazione mediatica. Già i numerosi filmati in giro sulla rete davano, d’altronde, questa impressione. E lo stesso disco prima citato non fuga certo, pur nell’algida perfezione dello studio d’incisione, questi dubbi. La Motis è a metà strada, come detto, fra un pop molto raffinato (non a caso dichiara che il suo modello è la Winehouse) e un mainstream jazz un po’ manieristico. Ora come ora è inutile accostarla ai grandi, ai poeti. In ogni caso non è forse colpa sua se un mondo in cerca di grandi novità le sta cucendo addosso un abito da star.


Il concerto è comunque piaciuto al pubblico che ha applaudito calorosamente e ha richiesto diversi bis.




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