Notami Jazz – NJ22 – 2017
Stefano Travaglini: pianoforte
Un lavoro in pianoforte senza compromessi né maschere. Ellipse è il frutto di una improvvisazione libera condotta da Stefano Travaglini – «senza tagli o editing», come chiosa lo stesso pianista nelle note di copertina – realizzata presso i prestigiosi Rainbow Studios di Oslo. Un flusso sonoro dove naturalmente confluiscono idee, invenzioni, temi, riflessioni, ricordi.
Stefano Travaglini dispone in maniera rigorosa e diretta le frasi del suo pianoforte. Il racconto che si snoda lungo le tracce del disco è sempre animato dall’intenzione di suggerire nuovi punti di vista all’ascoltatore e dalla voglia di disegnare atmosfere meno prevedibili: una narrazione spigolosa, se serve, e attenta ad utilizzare le sospensioni e gli spazi per tenere sulla corda l’interlocutore; un discorso anche introspettivo, quando la riflessione del pianista si fa intima e sussurrata; infine, le aperture liriche servono a punteggiare i cambi di scena e diventano utili per sottolineare i passaggi tra i diversi momenti del disco. Ellipse rappresenta una prova matura e densa: nelle nove tracce si ritrova un dialogo tra mondo classico, musica contemporanea e linguaggi jazzistici, un gioco di specchi tra riferimenti e personalità che Travaglini conduce in maniera scorrevole e sicura. Ascolto dopo ascolto, tutti i tasselli trovano posto in una combinazione coerente e capace, al tempo stesso, di rivelare ogni volta ulteriori letture ed emozioni. I due standard presenti nel disco – Monk’s mood e Softly, as in a morning sunrise – diventano così due punti di approdo del ragionamento musicale proposto, alla stessa stregua delle frasi e dei momenti scaturiti dalle improvvisazioni del pianista.
Il gioco delle dinamiche – anche estremo in alcuni passaggi – consente a Travaglini di mettere a frutto anche una certa enfasi pianistica e di mantenere sempre vivo il flusso sonoro di Ellipse. Un lavoro solido, quindi, animato da un confronto aperto e schietto con il pianoforte, sfruttando tanto le sue potenzialità e la sua “dimensione orchestrale” quanto le esigenze e la complessità dello strumento.
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