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Jazz a Milano… dedicato a Bruno De Filippi
Milano, Sala del Grechetto – 22.5.2018
Una kermesse completa. concentrata nel giro di un paio di ore. Questa potrebbe essere la sintesi di Jazz a Milano, l’appuntamento organizzato da Franca De Filippi, figlia del grande Bruno, nel quale si sono esibiti il sestetto vocale AlchiMisty, il trio Net Generation – formazione composta dalle gemelle diciottenni Isabella e Letizia Lentini, accompagnate dal pianista Nicolò Morocutti – e il trio guidato dall’armonicista cromatico Giulio Brouzet. Nell’occasione, è stato presentato anche il libro Jazz a Milano di Giuseppe Ferdico.
Mi torna in mente la canzone de Gli Stadio, Chiedi chi erano i Beatles, quando qualche ragazzo mi chiede chi era Bruno De Filippi. La serata del Grechetto è stata la maniera per raccontare in un viaggio tra parole e musica chi è stato il grande compositore, armonicista, chitarrista e cantante, noto in Italia e all’estero. Nei primi anni Cinquanta, aveva militato ne I Campioni di Tony Dallara, in seguito, ha anche accompagnato Domenico Modugno quando cantò Volare nel 1958 al Festival di Sanremo. E dieci anni dopo, nel 1968, suonava il banjo nella jazz band che accompagnò Louis Armstrong su quello stesso palco, nella ormai celeberrima Mi va di cantare. Naturalmente, il suo percorso nel jazz lo ha visto a fianco, tra gli altri, del chitarrista Franco Cerri, del pianista Enrico Intra e del fisarmonicista Gianni Coscia, ma anche con star internazionali come l’armonicista Toots Thielemans e il pianista Don Friedman.
L’accogliente sala affrescata dal Grechetto nel Palazzo Sormani si è subito riempita, si è subito riempito. Franca De Filippi è stata la perfetta padrona di casa, sempre a suo agio nell’accompagnare l’andamento dei vari momenti. Jazz a Milano – il titolo per la serata è stato preso in prestito dal mio libro – è l’appuntamento di quest’anno che Franca De Filippi ha organizzato per ricordare il grande Bruno, espressamente invitando giovani artisti. La serata è stata aperta dall’ensemble volale denominato AlchiMisty: tre donne e tre uomini che cantano a cappella, con in evidenza la bella voce bassa di Cesare Amurri. Una formazione dal buon ritmo swing e capace di creare dei suggestivi contrasti tra la voce bassa e le tonalità sopranili delle ragazze: i loro brani sono caratterizzati da armonie complesse e da arrangiamenti meno scontati. Blue Moon, Summertime, I got rhythm, The Lady is a Tramp in una insolita veste swing, fino a chiudere il loro set con Words, nell’arrangiamento dei Real Group.
Senza interruzioni di sorta, la serata è proseguita con Net Generation. Giovanissimi e molto emozionati, il loro repertorio ha attraverso soul e R’n’B per avvicinarsi al jazz. I due brani scelti dal trio sono stati American Boy, di Estelle con Kanye West, e Back to Black di Amy Whitehouse. Due voci molto interessanti e potenti, sentiremo sicuramente parlare ancora di loro, ma è senz’altro presto per poter esprimere un giudizio definitivo. Il trio di Giulio Brouzet invece è una formazione già affermata e apprezzata dal pubblico: nel presentare la formazione, Franca De Filippi ha sottolineato che era inevitabile chiudere la serata con un armonicista. E aggiungo che la sonorità dell’armonica cromatica di Brouzet ricorda molto quella del Maestro, in particolare nell’esposizione dei temi e in un certo modo di fraseggiare. Insieme a Brouzet, sono saliti sul palco il chitarrista Davide Sartori e il contrabbassista Alessandro Cassani: i tre suonano con sicurezza e disinvoltura anche nei brani più impegnativi. Il loro concerto inizia con una versione di Skylark caratterizzata da un crescendo dinamico. Il loro approccio riflette lo stile West Coast californiano, e sarebbe tanto piaciuto a Bruno De Filippi. Midnight Cowboy, dall’omonimo film e subito riconosciuta dal pubblico, e due brani di Sonny Rollins – Oleo e il travolgente calypso di Saint Thomas – hanno chiuso il programma presentato dal trio. Richiamati a gran voce per il bis.
Quindi, Franca mi ha chiamato sul palco per parlare del libro Jazz a Milano, prima di introdurre la conclusione della serata, vale a dire una dedica affettuosa realizzata con una successione di fotografie di Bruno De Filippi che hanno unito la vita privata e la carriera artistica. È stato un modo per “far suonare” di nuovo Bruno tra i suoi amici e appassionati di jazz, poiché le molte fotografie che lo ritraevano impegnato all’armonica coincidevano con introduzione, assoli e finale del romanticissimo brano “Il fatto è… che non ti so dimenticare”, composto da Claudio Mattone, arrangiato da Gianni Ferrio e cantato da Gigi Proietti. Un momento davvero emozionante, la conclusione perfetta per una serata in cui la musica ha coinvolto e commosso tutti.
Link di riferimento: Gigi Proietti e Bruno De Filippi: Il fatto è … che non ti so dimenticare
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