Premio Internazionale Massimo Urbani 2018

Foto: Fabio Ciminiera










Premio Internazionale Massimo Urbani 2018

Camerino – 8/9.6.2018

La ventiduesima edizione Premio Internazionale Massimo Urbani conferma ancora una volta il buon livello delle nuove generazioni di jazzisti italiani. La compagine di giovani musicisti presente in concorso quest’anno, infatti, ha dimostrato un livello senz’altro buono: la scelta di passare per le semifinali svolte a Torino e Roma, ha sicuramente corroborato la convinzione dei partecipanti e li ha fatti giungere più sicuri sul palcoscenico della finale. Dieci musicisti già spigliati, solisti in grado di mostrare valide prospettive per il loro sviluppo futuro: nelle due interpretazioni richieste a ciascun concorrente, ha prevalso lo stile e la personalità del pianista Tommaso Perazzo capace di convincere tutte e tre le giurie e vincere, oltre al Premio Internazionale Massimo Urbani, anche il Premio della Critica e del Pubblico. Tutti i concorrenti sono apparsi sicuri del fatto proprio, pronti ad esprimersi con tranquillità sugli standard scelti: certo, per i più giovani la strada verso una dimensione personale è ancora tutta da costruire ma i primi passi sembrano diretti in modo sostanzioso.


Sul podio del Premio Internazionale Massimo Urbani 2018 si sono piazzati al sassofonista Claudio Jr. De Rosa al secondo posto, mentre al terzo posto si sono classicificati, ex aequo, i sassofonisti Vittorio Cuculo e Andrea Paternostro. Il Premio Social è andato a Vittorio Cuculo. Infine, la Borsa di Studio per Umbria Jazz è stata assegnata al pianista Vittorio Esposito mentre quella per Nuoro Jazz è stata concessa al sassofonista Gabriel Francesco Marciano.


Se si vuole allargare il discorso, il concorso intitolato al grande sassofonista scomparso nel 1993 rappresenta la maniera per sottolineare quanto sia stato utile il lavoro didattico portato avanti in questi anni: il percorso che ha portato il jazz nei Conservatori, il proliferare di scuole di musica e masterclass estivi, la necessità di condividere il sapere acquisito da parte dei musicisti più maturi ed esperti, la quantità di materiali raggiungibili attraverso la rete, tutti questi fattori rendono possibile ai giovani talenti un approccio e uno studio scientifici e, sicuramente, più solido del jazz. È questa la differenza più evidente prodotta nei venticinque anni che ci separano dalla morte di Urbani e l’intuizione avuta da Paolo Piangiarelli alla metà degli anni novanta è stata una delle carte che hanno contribuito a questo processo. Se, da una parte, il talento puro e cristallino di Urbani è diventato un riferimento da tenere sempre presente e una figura da non dimenticare per gli emergenti, dall’altra c’è stata sin da subito l’attenzione a non disperdere le potenzialità dei vari musicisti che si affacciavano alla ribalta e l’offerta di un “riflettore” da puntare sulle loro prime esperienze.


Andrea Pozza, Massimo Moriconi e Massimo Manzi si rivelano compagni preziosi per tutti i ragazzi che si misurano sul palco tra emozione e voglia di mostrare il proprio valore, con la freschezza e le titubanze di un esordio a un livello nuovo per molti di loro: sempre pazienti e disponibili, sempre attenti nel far “sentire a casa” i concorrenti e nel metterli nelle migliori condizioni musicali per esprimersi.


Anche quest’anno, oltre al concorso, si sono tenuti concerti legati ai protagonisti del concerto. Due tradizioni oramai consolidate – il concerto del vincitore dell’anno precedente con un suo progetto e il concerto del “neo laureato” con la ritmica residente delle jam session – e un appuntamento che si avvia diventarlo, vale a dire l’incontro dei Presidenti della Giuria con la ritmica del Premio Internazionale Massimo Urbani 2018. Il giorno dopo la proclamazione dei risultati, Tommaso Perazzo ha suonato insieme a Edoardo Petracci al contrabbasso e Roberto Bisello alla batteria e ha confermato anche nella prova più lunga, le buone impressioni del giorno precedente. Tanto nella scelta dei brani quanto nell’esposizione dei temi e nello svolgimento degli assolo, il pianista esprime una visione convincente e gestisce con buon piglio la performance del trio.

Al termine delle esibizioni dei concorrenti, invece, si è tenuto il concerto del quintetto guidato da Federico Milone, vincitore del Premio nel 2017. Il sassofonista ha presentato Right Now, il disco pubblicato per Philology e prodotto da Musicamdo, l’associazione che organizza il Massimo Urbani: il filo musicale del quintetto scorre tra tensioni modali e accenti partenopei e si sviluppa sull’intesa maturata tra i quattro musicisti nella Na.Sa. Unity Band. Le composizioni di Milone e del pianista Alessio Busanca si arricchiscono in questo caso grazie all’apporto delle percussioni di Pasquale Di Lascio. In questo modo, come si sente anche nel disco, le opzioni a disposizione della formazione aumentano e, soprattutto, rendono fluidi i meccanismi di passaggio tra i diversi scenari.


L’incontro musicale tra la ritmica ufficiale del Premio – Andrea Pozza al pianoforte, Massimo Moriconi al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria – e i presidenti di giuria – quest’anno Fabrizio Bosso è stato raggiunto e affiancato da Rosario Giuliani e Ada Montellanico – si è suddiviso a sua volta in due set: il trio ha supportato, prima, la cantante e, poi, i due fiati dando vita ad un quintetto e, infine, con un bis conclusivo con tutti sul palco, anche il vincitore Tommaso Perazzo, per interpretare Caravan. Il set di Ada Montellanico ha avuto senz’altro il suo apice emotivo con la reinterpretazione de Il tempo passò di Luigi Tenco e, soprattutto, con la dedica rivolta a Paolo Piangiarelli che alla fine degli anni Novanta produsse L’Altro Tenco e diede così il via al lavoro condotto dalla cantante sull’autore genovese. La grande confidenza tra Fabrizio Bosso e Rosario Giuliani – maturata nei molti progetti che li hanno visti insieme, soprattutto all’inizio delle loro carriere – si riversa nei brani proposti dal quintetto per dare vita ad una performance solida e coinvolgente.


Dopo il terremoto che ha colpito Camerino nel 2016, anche le giornate dedicate al Premio Internazionale Massimo Urbani hanno preso una dimensione diversa: dalla rinuncia forzata dello splendido Teatro Marchetti, per i crolli subiti dalla struttura, al rapporto con il pubblico e con le sue nuove dinamiche. Daniele Massimi e tutta l’Associazione Musicamdo sta cercando con forza di trovare nuove strade per rafforzare la manifestazione: la scelta di andare in due città di grande tradizione jazzistica per tenere le semifinali è un esempio significativo dell’intenzione di rinnovare il Premio Urbani senza snaturarne il senso. E anche idee più legate al territorio – come il progetto iniziale di portare i concerti all’aperto, abbandonato per le condizioni meteo, oppure la proposta di un biglietto di ingresso a un prezzo simbolico – rappresentano tutti segnali per mettere in evidenza la volontà forte e determinata di proseguire il percorso del Premio Internazionale Massimo Urbani.



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