Foto: Alis
Stefano Bollani @ Verona Folk 2018
Sommacampagna (VR), Villa Venier – 11.7.18
Stefano Bollani: pianoforte
Jorge Helder: contrabbasso
Jurim Moreira: batteria
Armando Marçal: percussioni
Thiago da Serrinha: percussioni
Dopo l’album Carioca del 2007 Bollani ci immerge nella musica brasiliana con il progetto “Que Bom” in compagnia di una serie di musicisti che in parte lo avevano già accompagnato. Il rapporto tra il musicista e la musica brasiliana è continuo ed incessante, pensiamo anche al precedente “O que Serà” del 2013 in duo con Hamilton De Holanda. Se nei due precedenti però i brani originali scritti dall’artista milanese erano esigui, con quest’ultimo progetto decide di comporre quasi tutto di suo pugno. È sempre difficile parlare di questo notevole personaggio che, a suo modo, riesce a catalizzare simpatie ed entusiamo anche al di fuori dell’ambito jazzistico, ricordiamo le sue incursioni nella musica leggera e nella televisione. Dall’altra gli ortodossi del jazz non lo amano per il suo carattere istrionico e la sua eccessiva esuberanza.
Curiosamente abbiamo davanti un maestro della dissimulazione che ricorda lo scrittore portoghese Fernando Pessoa ed i suoi eteronimi, degli altri “io” che si manifestano improvvisamente. In breve, se noi ascoltiamo Bollani in un qualsiasi album in trio o anche nell’ultimo “Joy in Spite of Everything” per ECM Records, notiamo un timbro ed un sound molto composto, un approccio alla tastiera sobrio e pacato. Il musicista Bollani è altro rispetto all’uomo di spettacolo ma è altro anche quando si accinge a suonare musica brasiliana. La personalità muta e lo vediamo agitarsi e scaldarsi parossisticamente sul suo sgabello in preda ad una piacevole trasformazione. Il suono si fa avvincente. Motivi come Que Bom, Habarossa, Sbucata da una nuvola, Galapagos sono meravigliosamente composti ed interpretati e non hanno nulla da invidiare a brani scritti dai nomi tutelari della musica brasiliana. L’intensità e l’interplay che l’artista sviluppa con il suo gruppo è invidiabile: si guardano, si scrutano e giocano al “call and response” con le note. Un serata piacevole e accattivante in cui Bollani si lascia anche andare ad un piccolo balletto personale, d’altronde la musica brasiliana, in particolare la bossa nova, salgono nell’animo e ti fanno battere il piede per tenere il ritmo, ti scatenano la voglia di ballare, di manifestare la tua gioia. La serata si conclude con tre bis tra cui la Nebbia a Napoli, traccia pervasa di saudade che il pianista interpreta con convinzione anche se la voce, ovviamente, non è quella di Caetano Veloso presente nell’album.
In breve un Bollani che dissimula se stesso, che si diverte e diverte coinvolgendo il folto pubblico nella splendida cornice di Villa Venier.
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