Hubro Music – Hubro LP / DL / CD2596 – 2018
Thomas T. Dahl: chitarra
Olavi Louhivuori: batteria
Mats Eilertsen: contrabbasso
Ammettiamo di dichiarare maggior dimestichezza con i corposi esponenti della sezione ritmica: sfaccettato e versatile, l’incisivo batterista finnico Olavi Louhivuori (non soltanto Oddarrang – anzi! oltre ad una messe di scorrerie inter-stile), ed il roccioso e solido contrabbassista norvegese Mats Eilertsen (attivo certamente anche al di fuori del circolo di Tord Gustafsen) per certi versi il precursore di quest’esperienza, una formula più condensata dell’originario Mats Eilertsens Skydive Quintet (cui partecipavano i ben apprezzati Alexi Tuomarila e Tore Brunborg), che egualmente arruolava la punta solistica Thomas Tellevik Dahl, personalità chitarristica di solidissima formazione jazz ma ben assorbente le molteplici inflessioni dello strumento anche in altri versanti.
Ci attenderemmo magari un sound di differente fisionomia da questa combinazione finno-norvegese di talenti, verosimilmente in base alle più riconosciute esperienze rispettive, che i tre non si dispongono a riproporre con immediata riconoscibilità, riformulando piuttosto una funzionale logica da trio che per l’intesa percepita rimanda ad un già grande patrimonio articolato in un ampio ventaglio di formazioni a tre, dai Cream ai Police, e tale apparente eterogeneità non stupirà per quanto i tre s’ingegnino a conformare tracks stilisticamente differenziate.
Così dall’avvio con le brucianti energie rockeggianti di Launch seguito dalle dinoccolate riverberazioni di Convoy, il programma s’immerge entro il languido clima psich di Engine Rest, acquisendo movimentazione fusion (la vibrante Descending) quando non palesemente pop o di tendenza prog (Ascending), per distaccarsi nelle astrattezze di Surface Stride (di non poco sentore friselliano); sensibile e contemplativa la dilatata ballad Spruce (giocata tra l’arco di Eilertsen e gli arpeggi di Dahl), ipnogeno il clima bluesy dell’eponima Sun Sparkle, cogliendo l’epilogo nel soundscape “Americana” della conclusiva Wish I was who?
Lo stile SkyDive si lascia apprezzare per le terse impennate e le soluzioni eleganti delle corde elettriche, ma non certo poco per le funzionalissime (e in parte inattese) pulsatorie sinergie della diade ritmica, prontamente cangianti nell’animare tutta una gamma stilistica e formale; definendo e conferendo ulteriori grinta e corpo a quanto già esposto nel precedente (e quasi omonimo) album Sun Moee, il presente si palesa quale ben funzionale prodotto di sintesi che con prontezza performante e condivise energie non sembra puntare ad una profonda orma personale, esponendo comunque un grande divertissement d’intesa cui non difetta sostanza repertoriale.
Link di riferimento:
thomastdahl.com
www.olavilouhivuori.com
www.matseilertsen.com
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