Libri Jazz 2018

Foto: Copertina del libro Lo spirito della Musica creativa di Garrison Fewell









Puntualmente, a inizio estate, per Jazz Convention, è utile uno sguardo sinottico su quanto finora pubblicato dall’editoria italiana nella prima metà del 2018, ovviamente nell’ambito del jazz. La prima impressione è che per qualità e quantità non c’è male, come si direbbe, nel senso che l’offerta è variegata, ponderata, equilibrata nelle varie tipologie di approccio critico e di volumi parajazzistici. Non si possono trarre conclusioni e nemmeno dire quale sarà, nell’immediato futuro il corso degli studi sul jazz o l’andamento delle pubblicazioni saggistiche, illustrate, divulgative: si può solo invitare alla lettura di questi trenta libri (tra i quali c’è pure qualche ripescaggio dagli anni recenti) per contribuire alla maggior conoscenza della cultura jazzistica. I libri sono qui elencati per autore in ordine alfabetico.


AA.VV., Blues dei colli. Blues Club 356, Poligrafiche di San Marco, 2016

Dal paesino di Corno sui colli orientali friuliani, due appassionati locali, Andrea Cardinale e Roberto Pit Pettarini, il primo con testi, interviste, foto, il secondo con ricerche, archivi, consulenze, editing, raccontano appunto il blues dei colli, ovvero ciò che avviene in zona con profusione di materiali purtroppo senza nessun indice.


AA.VV., Blues dei colli. Cronologie, Poligrafiche di San Marco, 2016

È un volume speculare all’altro, con gli avvenimenti elencati e discussi anno per anno. Purtroppo i due tomi sono accumulati da un difetto enorme: la mancanza di un indice rende sterile l’utilizzo di un testo importante, ma vanificato anche da un’edizione pessima (brutta persino graficamente).


AA.VV., Jazz in libertà, Piacenza Jazz Club, 2011

Ecco un librone scritto, organizzato e risolto a più mani, da un’idea di Stefano Pareti, per documentare, come dice il sottotitolo «Il jazz a Piacenza dal dopoguerra al nuovo millennio», attraverso una ricostruzione storica e un’antologia esaustiva di tutti gli articoli usciti sulla stampa locale dal 1945 al 2000 in merito alle attività “sincopate” nell’effervescente cittadina emiliana.


Toni Bertorelli, L’effetto del jazz (prefazione di Tullio De Piscopo), Iacobelli, 2013

Unico libro pubblicato dal grande attore di teatro, cinema, televisione, è a metà tra fiction e diario, impegnato a rievocare insomma la propria scapigliata gioventù in una Torino contestataria, ma amante del jazz vero, che in barba all’engagement politico, si ritrova quasi tutte le sere allo Swing Club ad applaudire qualche mostro sacro di passaggio o a far comunella con promettenti bopper locali.


Valeria Biuso, Anche la morte ascolta il jazz, Ianieri, 2017

In questo esordio narrativo della bella giovane catanese, al jazz, si mescolano la poesia beat, le mode americane, l’esoterismo nero, il gusto fantastico nell’ambigua frenetica New York di fine anni Quaranta dove abita William Brooks, giovane scrittore in cerca d’ispirazione a zonzo per le livide strade della Grande Mela. Brooks scrive recensioni per il “Partisan Review”, frequentando i locali del bepop, dove pullulano morfinomani, donnacce, hipster e perdigiorno.


Carlo Boccadoro, 12 storie di dischi irripetibili musica e lampi di vita, SEM, 2018

L’eccletico compositore postmoderno, che ha già scritto un libro tutto sul jazz, non disdegna affatto gli attraversamenti di generi, scuole, movimenti, tendenze, come indirettamente teorizza in questa antologica in cui commenta gli album da lui “venerati”: nel jazz solo Rufus Harvey e in parte Area e Harold Budd…


Luca Bragalini, Dalla Scala a Harlem. I sogni sinfonici di Duke Ellington, EDT, 2018

Assieme a Stefano Zenni e Marcello Piras, il giovane lombardo è il maggior jazzologo italiano di caratura internazionale: in questa certosina disamina ribalta il luogo comune del “Duca” votato al Cotton Club, allo swing godibile, alla bigband autoreferenziale, mostrando invece un compositore raffinato che incrocia jazz e classica con originalità e lungimiranza. Nel cd incluso un inedito scoperto dallo stesso Bragalini.


Luca D’Agostino e Luciano Rossetti, Immaginare la musica, Silvana, 2017

È un volume illustrato (a cura di Stefano Chianura per l’omonima mostra a Umbria Jazz 2017) che presenta spesso mescolati gli scatti (in maggioranza a colori) dei due amici fotografi impegnati in vari festival italiani e pronti a cogliere i jazzisti in azione, talvolta su palcoscenici suggestivi, come quelli in spiaggia di fronte al mare.


Julius Evola, Da Wagner al jazz, Jouvence Sophia, 2018

Ecco gli scritti che questo singolare ideologo dedica più o meno occasionalmente alla musica amata/odiata in circa mezzo secolo: Evola passa ben presto da pittore dada mistico-anarcoide a filosofo vicino al nazismo e nel dopoguerra al neofascismo bombarolo. Ovvio che di jazz ne capisca una cippa, intriso di livore nella peggior retorica della destra pseudoculturale.


Giuseppe Ferdico, Jazz a Milano, Pegasus, 2017

L’autore del libro, ipovedente, è protagonista, sin dagli anni Settanta, dapprima come semplice ascoltatore, poi nell’ambito della radiofonia indipendente, della vita notturna nel capoluogo lombardo con il sound afroamericano sia autoctono sia internazionale; e i suoi resoconti tra memoria e nostalgia rimandano ai bei tempi che furono.


Garrison Fewell, Lo spirito della Musica creativa, Auditorium, 2015

Uscito pochi giorni prima della morte dell’autore (molto noto quale chitarrista), il libro raccoglie venticinque dialoghi con storici protagonisti della libera improvvisazione, iniziata negli anni Settanta, appena dopo il free jazz, grazie a solisti sia afroamericani sia europei, molti dei quali a lungo qui “interrogati”.


Paolo Fresu, Time in jazz, Franco Cosimo Panini, s. d.

La storia della rassegna inventata dal grande trombettista sardo viene racconta dal protagonista medesimo attraverso memorie scritte e immagini fotografiche: resta ancor oggi stupefacente il fatto che il natio paesello d’estate si trasformi in uno dei migliori centri del jazz contemporaneo.


Amedeo Furfaro, Brutium Graffiti. Jazz a Cosenza nel ‘900, CJC, 2015

Come spiega il sottotitolo, ecco una storia locale, vista da un concittadino, ovviamente impegnato nel settore medesimo: la città e i piccoli e grandi eventi, i musicisti del posto, gli spazi pubblici e privati, le rare immagini d’epoca servono a mantenere vivo o intatto. Peccato che in libri come questi manchi un CD alllegato, in tema.


Amedeo Furfaro, Agenda Jazz. Appunti di jazz appreciation, CJC, 2018

L’autore, critico e musicista, dalla sua Cosenza compie, ormai da decenni, un’opera meritoria nella divulgazione del jazz in Calabria, mediante numerose iniziative, tra cui un’indefessa attività giornalistica, spesso raccolta in preziose miscellanea come questa, dove per ogni lettera dell’alfabeto vengono dispensate perle di saggezza (jazzistica e non).


Krin Gabbard, Charles Mingus. L’uomo, la musica, il mito, EDT, Siena Jazz, 2018

Ecco un libro che è già un “classico” in almeno due generi o settori, da un lato la jazzologia, dall’altro le biografie. Si tratta infatti del maggior studio sul contrabbassista, autore, bandleader, talent scout che segna un epoca. E si tratta anche di un testo che sa compendiare brillantemente il racconto, la divulgazione e la scientificità.


Gerlando Gatto, Gente di jazz, Euritmica Kappavu, 2017

Il sottotitolo «interviste e personaggi dentro un festival» spiega già molto il lavoro del celebre storico giornalista alle prese con venticinque jazzman (di cui purtroppo solo sette stranieri, gli altri italici) incontrati durante alla rassegna Udin&Jazz e stimolati a parlare a lungo.


Gabriele Guglielmi, And The Livin’ Is Easy, Tesi di Laurea, Conservatorio Vivaldi, 2015

Ecco un tesi di laurea in jazz che potrebbe tranquillamente essere trasformata in un bel libro per due sostanziali motivi: da un lato in Italia non esiste nulla sull’argomento discusso (e cantato), ovvero la Broadway nera fra jazz e musical; dall’altro la parte storico-critica è assai ben esposta e documentata (come si evince dalla nutrita bibliografia inglese). Aspettando un editore…


Igort, My Generation, Chiare Lettere, 2016

Al sessantenne cagliaritano Igor Tuveri si deve, nel 2004, come disegni, il bellissimo graphic novel Fats Waller, con i testi con Carlos Sampayo. Ora invece è nei panni del memorialista, a ricordare i peccati di gioventù in fatto di musica dove il jazz si intravede a malapena dietro la chiassosità del rock. Il resoconto è comunque assai ben scritto.


Enrico Intra, Audiotattile (+ CD), Sinfonica Jazz, 2018

Ecco dodici improvvisazioni realizzate e trascritte in tempo reale da tastiera Midi dal noto pianista con Ugo Serafini al Midi programmer. Il libretto s’avvale della intro di Maurizio Franco e degli interventi di Vincenzo Caporaletti, Enrico Pieranunzi, Claudio Sessa e si può connettere al coevo Il Do imperatore dello stesso Intra, che presenta composizioni didattiche per sviluppare la creatività.


Ashley Khan, Kind Of Blue, Il Saggiatore, 2018

La ristampa di un testo ormai classico degli studi jazzologici americani. L’autore passa al setaccio la genesi e la realtà di un album epocale, di quei sette-otto LP (non di più) in grado di cambiare i destini del sound contemporaneo. Il “racconto” dell’autore giustamente si sofferma su ogni fase realizzativa del disco medeismo, dimostrando come una registrazione sia un’opera collettiva dove ogni apporto (tecnico, espressivo, artistico, manageriale, produttivo, stilistico) resta determinante.


Frank Médioni, Sounds Of Surprise. Le jazz en 100 disques, Le mot et le reste, 2017

Benché scritto e pubblicato in Francia e dunque difficilmente traducibile in italiano – stante il pregiudizio secondo cui i libri sul jazz devono solo essere americani, ignorando che invece i primi critici e studiosi sono i cugini d’Oltralpe già cent’anni fa – la selezione si concentra soprattutto su moderni e contemporanei con scelte perlopiù note e condivise. Meno scontate la selezione dagli anni Novanta a oggi, con diverse sorprese.


Alex Miozzi, Jazz Tales, Neos, 2016

L’autore, molto noto a Milano come disegnatore, nel giro dei fumetti, dei cartoon e delle graphic novel, si cimenta ora in un romanzo, la cui trama nel dettaglio è impossibile da sintetizzare. Si può soltanto dire che è una sorta di metafora del jazz attraverso personaggi immaginari catturati lungo un percorso storico-geografico che tocca molte jazz cities americane ed europee.


Paolo Parisi, Coltrane, Coconino Press, 2017

Il fumetto e la graphic novel non sono estranee al jazz, soprattutto in Francia e negli Stati Uniti. Ma anche in Italia qualcuno ci prova, egregiamente, “scomodando”, come in questo caso le gesta dell’immenso John Coltrane, grazie a un disegno espressionista particolarissimo.


Luciano Rossetti, Contaminazioni contemporanee, Verbo Essere, 2017

Raffinato catalogo di una mostra tenutasi al GAMeC di Bergamo, documenta in bianco e nero alcuni concerti negli spazi storici della città, dove tra il 2006 e il 2017, si ascoltano i maggiori artisti dell’ECM di Manfred Eicher (anch’egli ritratto): non solo jazzmen come Jarrett o Garbarek, ma anche esponenti della classica, del folk, della world music,


Manuela Salvi e Maurizio Quarello, Toni Mannaro Jazz Band in “Note di Città”, Orecchio Acerbo, 2006

Questo libricino, magnificamente illustrato (ma sarebbe il caso di parlare di Pittura con la P maiuscola) è un dimenticato capolavoro tra graphic novel e opera per l’infanzia. La trama, poi, ha un messaggio attuale e profondo, dove il lupo sassofonista diventa una lucida metafora sul razzismo e sulla diversità.


Ugo Sbisà, Puglia, le età del jazz, Mario Adda Editore, 2017

La Puglia in Italia come la Louisiana in America per il jazz? Forse. Certo, a leggere l’attentissima ricostruzione di un decano della jazzologia si scopre una regione fervida di talenti e di iniziative, da gruppi e solisti a festival e rassegne, come viene anche spiegato, nel libro, dai pugliesi Dino Blasi, Vittorino Curci, Pino Minafra, Roberto Ottaviano e ovviamente da Renzo Arbore intervistato da Mike Zonno.


Zadie Smith, Swing Time. Romanzo, Mondadori, 2017

Di jazz questo bellissimo romanzo ha solo il titolo e forse nemmeno quello, perché la giovane bella scrittrice anglogiamaicana, s’ispira al musical del 1936 con Fred Astaire e Ginger Rogers: definito «un libro idealista senza illusioni, umanista senza prediche», scritto in prima persona, secondo Matteo Persivale è «il più emozionante dai tempi del folgorante esordio».


Paul Steinbeck, Grande Musica Nera. Storia dell’Art Ensemble Of Chicago, Quodlibet, 2018

Un saggio poderoso che analizza la fortuna del maggior gruppo stabile di free jazz: l’AEOC con Lester Bowie, Roscoe Mitchell, Joseph Jarman, Malachi Flavors, Don Moye dalla fine degli anni Sessanta riassume in sé quanto di positivo esterna la neovanguardia afroamericana, fra musica, politica, happening, performance, teatro.


Daniela Vellani, Ragazzi, voglio raccontarvi una storia jazz!, Robins & Sons, 2017

L’autrice, napoletana, docente e pedagogista s’inventa un romanzo per ragazzi, in cui sopratutto mediante fitti dialoghi, viene ovviamente narrata la vicenda del jazz dalle origini a oggi. E il risultato finale è centrato anche grazie alla brillante comunicativa di una prosa diretta.


Michele Villari, L’hip-hop come conseguenza del jazz, Efesto, 2018

Il librino conferma quanto già risaputo sull’origine e sul presente della musica afroamericana, in cui nessuno mette in dubbio la tesi che ieri senza il blues e il jazz non esisterebbero oggi il rap è l’hip-hop. Tuttavia il discorso sulle reciproche influenze e contaminazioni sarebbe meritevole di ben più corposi approfondimenti.