Abeat Records – ABJZ189 – 2018
Claudio Fasoli: sax tenore, sax soprano
Matt Mitchell: pianoforte
Matt Brewer: contrabbasso
Justin Brown: batteria
La discografia di Claudio Fasoli si arricchisce di un altro documento di elevata qualità artistica e musicale. Il sassofonista, negli ultimi anni, ha impresso alla sua carriera un’accelerazione formidabile rivelando inesauribili doti creative e musicali. Dopo lo splendido Haiku Time dello scorso anno, si ripresenta nel 2018 con Selfie, realizzato con un trio tutto americano e che vede al pianoforte Matt Mitchell. Con quest’ultimo Fasoli ha già registrato nel 2014 un altro disco fondamentale per comprendere il suo percorso artistico come The Brooklyn Option. Il trio che lo affianca in Selfie è composto anche da Matt Brewer al contrabbasso e Justin Brown alla batteria. Una sezione ritmica possente e nello stesso tempo duttile e raffinata. Le composizioni di Fasoli sono sempre più essenziali e minimali: una sequenza di note e temi, un algoritmo infinitesimale e matematico, dove ogni strumento è il prolungamento dell’altro in un sistema circolare e perfetto. Selfie si apre con una sorta di inno, di richiamo. Sono le prime note monologiche di sax che Fasoli chiama Parsons Green. A lui risponde subito il pianoforte con brevi accenni di note prima di introdurre il tema e portarlo avanti con basso e batteria. È un lungo racconto quello di Mitchell, si spinge fino al quinto minuto quando rientra in scena Fasoli con il suo secondo plot che rende il pezzo una suite, o parte di un’unica suite ad incastri intitolata Selfie. In questo gioco compositivo rientra Kammertrio, una composizione ariosa, orchestrale nella sostanza, che richiama e rimanda a certe atmosfere musicali vissute assieme a Kenny Wheeler: lo stesso camerismo misterioso, ovattato e crepuscolare. Atmosfere nordiche, ribadite in continuità con il senso di lontananza e impercettibilità di Far. Pauly, con la sua vena melodica e cantabile, pone un intermezzo vivace e ritmato alla suite prima di riversarsi nel monologo cardiaco, beat, di contrabbasso in Legs. Mitchell improvvisa senza fuggire dalla logica del diagramma fasoliano ma fornendo una cinetica parvenza di onomatopeica semantica. Poi l’ingresso del sax fa il resto e completa il racconto. Tocca alle spazzole della batteria, questa volta, introdurre il brillante Squero. Il sax è illuminante, fornisce tranci di luce mentre il piano costruisce e ammicca in sottofondo. Ogni voce ha uno spazio partecipato. No Kidding è un duello tra piano e sax. Una rocambolesca sfida a due che imprime dinamica e contrasti al pezzo spinti da una sezione ritmica prepotente e propulsiva. Ritorna Mitchell in primo piano con un riflessivo intro in Fit a cui s’aggancia il suono elicoidale e sinuoso del sax di Fasoli. Il dialogo prende piede attraverso una serie di call and response tra i due che si espande fino a quando il pianoforte si riguadagna la scena in solitudine. Selfie sembra avere la struttura di una rappresentazione teatrale giapponese: scenografia minimale, musica al centro della rappresentazione ed un player, Fasoli, che entra ed esce arricchendo di volta in volta la trama con nuove storie (Nyspel e Difference of Emphasis). Siamo di fronte ad un’opera mondo realizzata da Claudio Fasoli, un “artista” Jazz. Fortemente consigliato!
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