JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Reikan Kobayashi. Shakuhachi Jazz

JAZU: Jazz from Japan. Recensioni. Reikan Kobayashi. Shakuhachi Jazz

Mokorin Music ­­- MM-005 – 2018




Reikan Kobayashi: shakuhachi

Yuya Wakai: pianoforte

Takayoshi Baba: chitarra

Yasuhiko “Hachi” Sato: contrabbasso






Lungo il corso della storia, mentre il jazz andava diffondendosi in Giappone, sono state diverse le occasioni in cui gli strumenti della tradizione musicale nipponica hanno incontrato i ritmi sincopati e le complesse armonie del jazz.


Lo shakuhachi è tra quegli strumenti che, grazie alla sua grande duttilità espressiva, più di altri ha permesso di realizzare questi incontri tra eredità musicale orientale ed occidentale. Questo antico strumento che, nella sua variante più tradizionale e maggiormente utilizzata, si presenta nella forma di un flauto a cinque fori, leggermente ricurvo e realizzato interamente da un’unica canna di bambù, possiede un suono molto peculiare e offre all’esecutore un’ampissima gamma di intonazioni e sfumature timbriche, ottenute attraverso l’utilizzo di diverse tecniche di imboccatura e diteggiatura.


Raccogliendo l’eredità di altri grandi maestri come Hozan Yamamoto e Minoru Muraoka, che per primi introdussero lo shakuhachi nel jazz, il musicista Reikan Kobayashi è oggi uno degli esponenti più giovani e virtuosi tra coloro che portano avanti il testimone di questo fecondo dialogo tra culture musicali così distanti e diverse.


In questo suo ultimo lavoro, Kobayashi sceglie di reinterpretare prevalentemente una selezione di celeberrimi brani della tradizione jazzistica modellando su di essi il suono del suo strumento e permeandoli per l’occasione di un’innegabile, ma mai ingombrante aura nipponica.


L’album apre nel migliore dei modi con una versione di Spain che serve da trampolino di lancio per tutto l’album: l’ensemble guidato da Kobayashi, e sostenuto da ottimi partner, mette subito in chiaro le carte in tavola, evidenziando un’idea cosmopolita di musica che sa fondere al suo interno diverse influenze fino a renderle plausibili e coerenti.


Dopo gli echi ispanici del succitato e celebre brano di Chick Corea, è la successiva ‘Round About Midnight a confermare questa tendenza quando l’evocativo suono dello shakuhachi di Kobayashi ridefinisce i misteriosi e brumosi angoli di questo classico di Thelonious Monk, offrendocene un’inedita ed affascinante rilettura.


Sulla scia dei grandi del jazz, Kobayashi non teme di affrontare l’insidiosa Confirmation di Charlie Parker o la spigolosissima Giant Steps di John Coltrane, muovendosi con abilità e originalità tra le loro ardite armonie. A concedergli qualche attimo di respiro dalle loro complesse trame, contribuiscono le raffinate sonorità Blue Note della latineggiante Recorda-me, una vecchia composizione di Joe Henderson, o il fine romanticismo di I’ll Be Seeing You.


Headland, unico a firma del leader, è un brano in cui è resa più evidente l’antica attitudine dello shakuhachi come viatico per la meditazione.


Tra i musicisti coinvolti, tutti al loro meglio, l’ottimo chitarrista Takayoshi Baba propone un accompagnamento creativo e mai scontato, alternandosi come partner pincipale all’intenso pianista Yuya Wakai, mentre il contrabbassista Yasuhiko Sato tiene saldamente il timone ritmico della session.


L’approccio interessante proposto da Kobayashi consiste nel presentare la sua musica non come un’opera in cui lo shakuhachi incontra il jazz, da straniero in terra straniera, ma piuttosto come strumento capace e desideroso di dialogare alla pari con gli altri strumenti a fiato principi del jazz, alla ricerca di una più rilevante posizione al suo interno, metafora di un mondo inevitabilmente globalizzato i cui confini culturali e geografici si fanno ogni giorno più sottili.



Link di riferimento:

Reikan Kobayashi official website: reikankobayashi.net/index_en.html

Shakuhachi Jazz. Video teaser: www.youtube.com/watch?v=2Gxt_r78z30



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