Rumori Mediterranei 2018 – XXXVIII Edizione

Foto: Anna Maria Gaglio










Rumori Mediterranei 2018 – XXXVIII Edizione

Roccella Jonica – 12/22.8.2018

L’idea di una identità nazionale esportata nel mondo, le commistioni della cultura italiana con i suoi innesti nei più vasti territori sonori, sono stati tra gli argomenti trainanti della trentottesima edizione di Rumori Mediterranei.


“Italians” – titolo della longeva manifestazione roccellese – ha raccolto nel suo lungo e variegato cartellone, tante tra le molteplici sfaccettature del nostro Belpaese.


Come sempre tali argomenti di spunto sono poi transvolati scandagliando ben altri luoghi mentali o che dir si voglia “ideali”.


Anthus ad esempio, ha rappresentato sul palco le sue multiformi ambientazioni fonetiche, dimostrando che l’identità musicale è solo una mera condizione temporanea. La sua musica unisce in se Sicilia, Portogallo e Irlanda, territori di nascita anagrafici (Campobello di Licata) e altri dove ci si sofferma fisicamente solo per attingerne i contorni e le bellezze estetiche di ritmi, rumori, timbriche, voci e addirittura sussurri.


L’abbinamento nella stessa serata del 18 con il “Griot Blues” di Baba Sissoko e Mighty Mo Rodgers non è stato dunque per nulla casuale. Mali, Mississippi e Calabria sono le corrispondenze scandagliate dai due superbi musicisti, i quali hanno offerto al pubblico una cospicua porzione del loro trascinante omonimo lavoro.


Altre emozionanti parabole sono giunte al Teatro al Castello nel magico incontro tra Alexander Balanescu (violino) e Claudio Cogjaniz (pianoforte). L’esibizione dei due navigati maestri non è stata solo un omaggio all’arte e alla genialità di Lennie Tristano, celebre sacerdote del cool jazz di origini casertane e precisamente di Aversa. Il dialogo fitto di interscambi e colori, di magnifiche improvvisazioni ed emozionanti interventi in solitudine ha trovato il massimo compimento nella gioia dell’incontro e della sorpresa ma soprattutto nella straordinaria sostanza che ne è scaturita.


Non è stata da meno la vocalist brasiliana Rosalia De Souza. Da anni artisticamente presente in Italia, presentando il suo nuovo lavoro “Tempo” (Nau Records), ha illustrato le variazioni più solari ed intriganti dell’attuale bossa nova, inscenando autenticità e inventiva invidiabile. Ad accompagnarla una band formata da solidi e pregevoli professionisti: Sandro Deidda (sassofoni), Antonio De Luise (pianoforte), Aldo Vigorito (contrabbasso), Dario Congedo (batteria).


Nella lunga sfera del divertisesment, della gioia e della festa si sono susseguite in sequenza le esibizioni di Ray Gelato & The Giants e del quartetto guidato da Niki Nicolai e Stefano Di Battista nonché di Minino Garay e la sua Tunga Tunga’s Band.


Il primo divertente protagonista ha letteralmente fatto saltare dagli spalti gli intervenuti al Teatro Al Castello offrendo un granitico R&B ricco di coinvolgenti ed entusiasmanti classici, supportato da una band superlativa. Sulla scia di una cantabilità e di una classicità colloquiale è stato invece il concerto della coppia Nicolai/Di Battista. Grande savoir-faire, piccoli shetck e lunghi quadretti familiari hanno fatto da contorn0 ad una play list indiscutibile ma fin troppo popular.


E se Garay ha infiammato la scena con la sua splendida ed inimitabile agilità alle percussioni anche “l’altro jazz”, quello Made in USA, ha sostato come era giusto che fosse nell’elenco dei concerti imperdibili. Si tratta di “The Language Of Cosmic Truth”, stupefacente progetto a nome di The William Parker New Organ Quartet. Tra le fila del quartetto si è finalmente rintracciato al pianoforte e alle tastiere l’agile e autorevole presenza di Cooper-Moore. Personaggio atipico, per lungo tempo distante dal pianoforte poiché impegnato a suonare strumenti cordofoni da lui progettati, Moore ha in questo caso decisamente collegato fungendo da collante, la profondità poetica di Parker e il fantasioso fraseggio di James Brandon Lewis. Il giovane sassofonista di Buffalo è oramai una consolidata certezza del jazz contemporaneo: energia e carica emotiva invidiabili, un suono e un dettato poderoso, fertile di soluzioni soliste di intensa ed inarrivabile levatura. Su Hamid Drake cosa possiamo dire se non che è tra i migliori drummer del pianeta? Il risultato di questa prima nazionale è stato oltre le aspettative con lo sviluppo di un free contemporaneo inarrivabile e dalle coinvolgenti sinergie creative.


Capitolo a parte lo riserviamo per lo “Zappa Day – A Special Tribute To Frank Zappa”, fulcro centrale della sezione “Going West – A Ovest di Zappa”. Nel pomeriggio del 20 si è infatti tenuta come prologo la conferenza condotta dal critico e docente Gianmichele Taormina intitolata “Zappa 25 – Parthenia” con analisi storiche e musicali nonchè applauditissimi ascolti sui rapporti tra Zappa, Partinico e il jazz, a 25 anni dalla sua scomparsa. Di seguito il commovente docufilm di Salvo Cuccia “1982 – L’Estate di Frank”. In serata spazio alle musiche di Zappa riarrangiate e reinterpretate dalla Tankio Band di Riccardo Fassi.


Il pianista varesotto alla guida di una impeccabile Tankio, ha mirabilmente rimarcato temi zappiani a lui cari, alcuni di questi già incisi all’interno di “Plays Frank Zappa” (Splasc(H) Records, 1995) e in “The Return Of The Fat Chicken” (Alfamusic, 2017): King Kong, Little Umbrella, I’m The Slime, 20 Small Cigars, fino all’immancabile Peaches and Regalia.


Di seguito la “Direction Zappa” di Daniele Sepe con Dean Bowman alla voce e ancora Hamid Drake alla batteria, ha approfondito il lato ironico di Zappa, la sua filosofia musicalmente anarchica, i celebri “modi” zappiani anche nella rivisitazione di temi che aderivano solo spiritualmente a taluni concetti espressi dal chitarrista di Baltimora, con momenti che addirittura chiamavano in causa Mingus, Hendrix, Ornette Coleman, Don Cherry e Miles Davis.


Oltre ai concerti, polo d’attrazione dell’edizione 2018 sulla quale ha fortemente puntato il direttore artistico Vincenzo Staiano, sono stati i momenti dedicati a “Roccella Jazz Campus” e tra questi “Jazz e Comportamento” di Vincenzo Romania, le Master Class di violino (Luca Ciarla), di fotografia (Pino Ninfa), di fisarmonica (Virginio Aiello), di voce (Anthus) ed infine il workshop di cinque giornate “La Scrittura Critica in Campo Jazzistico” curato da Gianmichele Taormina.


Infine non vanno dimenticate altre iniziative collaterali presenti al festival, come la bellissima mostra fotografica presentata all’ex Convento dei Minimi da Pino Passarelli e Domenico Scali dal titolo “Shoot The Piano Player”.


Da segnalare per le conferenze pomeridiane quella di Dan Vernhettes, trombettista e storico del jazz francese, incentrata sulle relazioni tra l’influenza di alcuni musicisti originari di Ustica emigrati a New Orleans in “Ustica Connection – Tre Radici nel Jazz”. Da non dimenticare la presentazione della ristampa dell’imperdibile libro “Il Biografo di Nick La Rocca” (Arcana) di Salvatore Mugno e le interessantissime e affollate conferenze di Gianmichele Taormina intitolate “Sicilian Americans & Jazz” e “Nick La Rocca 101”.



Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention