Paolo Ghetti Melody Quartet @ Rossini Jazz Club, Faenza

Foto: Fabio Ciminiera










Paolo Ghetti Melody Quartet @ Rossini Jazz Club, Faenza

Faenza. Rossini Jazz Club – 21.3.2019

Paolo Ghetti: contrabbasso

Alessandra Abbondanza: voce

Massimiliano Rocchetta: pianoforte

Andrea Elisei: batteria

Il repertorio degli standard, delle colonne sonore e dei celebri musical di Broadway è stato da sempre oggetto di “indagine” da parte dei jazzisti. Il Paolo Ghetti Melody Quartet offre il punto di vista del contrabbassista attraverso un progetto gestito con equilibrio tra rispetto per le tradizioni e intenzione di offrire un punto di vista personale per mezzo di arrangiamenti mirati e composizioni originali.


Innanzitutto la formazione, il trio con la cantante, vale a dire una soluzione canonica che porta i musicisti che, di volta in volta ne impersonano i ruoli, a misurarsi con una vasta gamma di interpretazioni e di soluzioni già codificate. Paolo Ghetti “risponde” a questa sfida con un lavoro di arrangiamento curato e cucito sulle caratteristiche dei quattro componenti del combo: una miscela di esperienza e freschezza giovanile, una sintesi di calore e razionalità. L’esempio più evidente lo si ritrova nella costruzione della sezione ritmica, nell’unione dell’esuberanza di Elisei e della pacatezza – precisa e solida e, allo stesso tempo, scanzonata – del leader. Massimiliano Rocchetta raccorda le varie anime della formazione in maniera efficace e pertinente: se, da una parte, raccoglie e rilancia gli spunti della ritmica, dall’altra supporta e incanala lo sviluppo melodico dei brani e, infine, si esprime con disinvolta sicurezza negli assolo. Alessandra Abbondanza interpreta i brani con energia e, soprattutto, tiene sempre presente la necessità di “accogliere” gli ascoltatori, coinvolgerli nel racconto e nelle suggestioni delle canzoni, Elementi basilari per una cantante, a maggior ragione in un contesto come quello disegnato dal contrabbassista.


Ogni soluzione, ogni assolo, ogni tema deve poter essere cantato: questa sembra essere l’intenzione consegnata da Ghetti a sé stesso e ai tre musicisti. La parola Melody – presente nel nome della formazione – viene caratterizzata con questo approccio. E, va da sé, un repertorio con brani come, ad esempio, Moon River o You’d be so nice to come home to è il terreno adatto per mettere in pratica questa attitudine.


Gli arrangiamenti e i brani originali di Paolo Ghetti tracciano una linea che unisce i punti di incontro tra tradizione e soluzioni più attuali. È la chiave di un rispetto maturo per la storia del jazz e per le orme lasciate dai giganti di questa musica: intuizioni personali e suggestioni ritmiche si aggiungono al materiale di partenza per raccogliere il testimone e procedere avanti, per aggiungere il proprio contributo alla vicenda dei singoli brani. La maturità degli interventi di Ghetti si ritrova nella gestione misurata dei vari interventi, nell’equilibrio con cui si allontana dal solco della tradizione oppure nella scelta convinta di rimanere “vicino” alla versione di partenza dei vari brani. Le scelte operate dal contrabbassista non appaiono mai forzate, lasciano vedere la firma, quando serve, ma non si sovrappongono in maniera artificiosa alle melodie scelte per il quartetto. La dimensione cantabile, come si diceva sopra, diventa il fondamento del progetto, l’aspetto che rende credibile il lavoro realizzato e lo porge con garbo al pubblico..



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