Enrico Intra & Massimiliano Motterle. Piani Diversi

Foto: Archivio Fabio Ciminiera










Enrico Intra & Massimiliano Motterle. Piani Diversi

Sala Baganza (PR). Oratorio dell’Assunta – 7.4.2019

Enrico Intra: pianoforte

Massimiliano Motterle: pianoforte

Un concerto insolito, quello tenuto nella cittadina alle porte di Parma, fra pianura e collina, con l’organizzazione del locale assessorato alla Cultura. Sul palco (sarebbe meglio dire l’altare, poiché il concerto si teneva in una chiesetta addossata a una rocca di epoca medievale) si sono alternati Massimiliano Motterle, talentuoso pianista classico e il “nostro” Enrico Intra. C’era un gioco, divertente quanto elegante, alla base della serata; una sfida. Intra non conosceva la scaletta proposta dal partner; Motterle avrebbe quindi proposto un pezzo “classico” e Intra, subito dopo, avrebbe dovuto improvvisare sullo stesso brano. Naturalmente la scaletta ha seguito un fil rouge abbastanza preciso. Dopo una Marcia in Do Maggiore mozartiana, suonata come ouverture del programma, tanto per far scaldare le dita ai pianisti, Motterle ha imboccato un sentiero pianistico decisamente impervio: Aaron Copland, Jan Sibelius, Sergei Rachmaninov (Due brani, di cui uno di forte influenza chopiniana, Alexander Scriabin e, per finire la feroce danza Argentina (L’indicazione di tempo dello spartito recita furiosamente ritmico ed energico) di Alberto Ginastera. Brani brevi, ma decisamente impegnativi. Il jazzofilo smaliziato poteva sospettare, prima dell’inizio del concerto che si trattasse di un giochino nel quale Intra avrebbe swingato su qualche brano classico, dando vita ad una performance brillante e leggera. Niente di tutto questo; nessun trucco e nessun inganno. Intra non conosceva davvero i brani proposti dal collega o, perlomeno, non sapeva che sarebbero stati proposti; una sorta di blindfold test.


Fra gli applausi crescenti di un pubblico davvero numeroso il pianista milanese ha riletto, in presa diretta tutto il repertorio proposto dal collega, trasformandolo, cogliendone nuclei poetici consoni alla sua sensibilità d’improvvisatore. Nessuna concessione allo spettacolo, al colpo a sorpresa. Intra ha prosciugato i vari brani, li ha in qualche maniera stilizzati (talora scarnificati). Non ha suonato jazz in senso stretto. Ha lasciato echeggiare detriti di boogie, di jazz arcaico, del pianismo di Cecil Taylor. È stato magnifico per lirismo e sensibilità su Rachmaninov – Chopin e nel preludio per mano sinistra di Scriabin. Naturalmente qui ha usato entrambe le mani, contrariamente a quanto indicato nella partitura; questo per dire che il concerto non è parso come un mero sfoggio di tecnica pianistica o di virtuosismo (che pure non sono mancati). Erano due culture musicali, due sensibilità artistiche, due visioni poetiche diverse che si confrontavano liberamente. La gioia e il divertimento con cui i due si sono alternati al piano, e che hanno trasmesso al pubblico, è stata uno degli ingredienti, non secondario, dello spessore artistico della serata.



Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention