Foto: Fabio Ciminiera
Le semifinali del Premio Internazionale Massimo Urbani 2019
Torino. Jazz Club Torino – 26.4.2019
Roma. Alexander Platz Jazz Club – 1.5.2019
Poggiardo. Teatro Illiria – 4.5.2019
Il Premio Internazionale Massimo Urbani ha avviato il suo cammino verso le serate finali della sua ventitreesima edizione – in programma, a Camerino, il 29 e 30 giugno prossimi – con tre semifinali tenute a Torino, Roma e Poggiardo, in provincia di Lecce. Tre serate che hanno ancora una volta testimoniato riconfermato l’importanza della figura di Massimo Urbani nella storia del jazz italiano e del premio che Paolo Piangiarelli ha voluto a metà degli anni novanta per celebrare il talento del grande sassofonista e dare una possibilità di emergere ai giovani musicisti della scena italiana. E, ancora una volta, i musicisti che si sono presentati sul palco delle tre semifinali hanno offerto, nel complesso, una prova solida e matura: ciascuno con la propria personalità e con il percorso maturato finora, i ventitre concorrenti hanno “testimoniato” lo stato di buona salute delle nuove leve della scena jazzistica nazionale, hanno saputo portare agli spettatori delle interpretazioni convincenti e concrete.
Abbiamo chiesto a Daniele Massimi – il presidente di MusiCamDo, l’associazione che organizza il Premio Internazionale Massimo Urbani – di raccontarci come è andata questa prima fase dell’edizione 2019 del concorso.
Jazz Convention: “Esportare” il Premio Internazionale Massimo Urbani e farlo uscire da Camerino. Qual è il bilancio di questa seconda edizione di semifinali del Premio?
Daniele Massimi: Fino a questo punto un bilancio positivo visto l’obiettivo di dare maggiore visibilità al Premio Internazionale Massimo Urbani e ai musicisti coinvolti. Un maggiore numero di iscrizioni, tre palchi dove far esibire ventitre giovani artisti, molto pubblico e migliaia di visualizzazioni ai video delle esibizioni.
JC: Come è nata, l’anno scorso, l’idea di portare le semifinali a Torino e Roma? E come si è aggiunta quest’anno, la tappa di Poggiardo, in provincia di Lecce?
DM: Dopo il terremoto che ha colpito duramente la città di Camerino, sede del Premio Internazionale Massimo Urbani, ci siamo chiesti come potenziare il premio che a causa del terremoto vedeva compromessa la sua sede storica, il teatro Filippo Marchetti di Camerino. Ci siamo messi al lavoro per concretizzare una idea che avevamo da tempo: aumentare la notorietà del Premio, portarlo in giro per l’Italia e dare la maggiore visibilità possibile ai musicisti partecipanti. Lo scorso anno, il Premio ha fatto tappa a Torino e Roma e quest’anno abbiamo aggiunto la tappa di Lecce così da coprire tutto il territorio nazionale e perchè abbiamo conosciuto una bella realtà di appassionati di jazz (vale a dire, l’Oltre Tromba Jazz Club) che con entusiasmo stanno organizzando belle cose nella piccola cittadina di Poggiardo.
JC: Massimo Urbani è stato un talento travolgente, protagonista di una stagione per vari aspetti molto diversa da quella odierna. In questo “tour” del Premio Internazionale Massimo Urbani, ho avuto netta l’impressione che la sua figura sia ancora un riferimento ben presente tanto negli addetti ai lavori quanto nei giovani che si affacciano sulla scena del jazz di oggi. Qual è il tuo punto di vista a riguardo?
DM: Massimo Urbani è stato il più importante jazzista italiano sia per il suo incredibile talento e la sua musica travolgente, sia per la sua figura leggendaria. Grazie a questi due aspetti, l’anima che si ascolta dal suo suono e nei suoi assolo è viva in tutti i giovani musicisti che si approcciano al jazz. Tutti, quindi anche i più giovani, dal momento che decidono e vogliono fare jazz, hanno un approccio e un confronto con Massimo Urbani. Il Premio Internazionale Massimo Urbani si caratterizza per essere un premio per solisti e i musicisti devono suonare standard, sono gli standard il terreno di confronto, perchè sono questi i brani che i giovani artisti devono fare propri e sviscerare a fondo per tendere al volo di massimo urbani. Questa è stata l’idea vincente di Paolo Piangiarelli che ha ideato il premio e ha tanto amato Massimo Urbani.
JC: In cosa ti sono sembrate diverse le emozioni, le esibizioni, l’approccio dei ventitre semifinalisti nelle tre singole tappe rispetto a quanto avviene normalmente nella finale di Camerino? È stata anche l’occasione di far vivere ai concorrenti la possibilità di esibirsi in contesti importanti del jazz italiano…
DM: Nelle tre tappe abbiamo ascoltato tanta qualità da parte dei partecipanti e una energia e emozione simile a quella delle finali di Camerino, poiché i tre luoghi scelti sono luoghi di grande valore e per tradizione deputati al grande jazz: il Jazz Club di Torino, l’AlexanderPlatz di Roma e il Teatro Illiria di Poggiardo dove ci ha accolti l’Oltre Tromba Jazz Club. Inoltre in ciascuna tappa abbiamo avuto un ottimo trio ad accompagnare i musicisti: Fabio Giachino, Davide Liberti e Ruben Bellavia a Torino; Andrea Rea, Daniele Sorrentino e Adam Pache a Roma; infine, Eugenio Macchia con i nostri “storici” Massimo Moriconi e Massimo Manzi a Poggiardo.
JC: Camerino è tra le città colpite dai recenti terremoti. Il Teatro Marchetti, casa del Premio Internazionale Massimo Urbani per molti anni, è inagibile e la città si è per forza di cose trasformata. Come vive il Premio Internazionale Massimo Urbani questo momento?
DM: Camerino e il territorio circostante dell’Alto Maceratese è stato fortemente colpito dal terremoto dell’ottobre 2016. La città di Camerino è in Zona Rossa, quindi inaccessibile, e il Teatro Marchetti che si trova sul corso ha subito un crollo del tetto sopra al palco per cui per i prossimi anni non sarà sicuramente utilizzabile. Nonostante queste grandi difficoltà, amplificate anche dal fatto che quasi tutti noi dello staff organizzativo abbiamo perso la casa sempre a causa dello stesso terremoto, non ci siamo mai fermati e il Premio Urbani non si è mai interrotto. Abbiamo utilizzato, per le finali di Camerino, altre location come l’Auditorium Benedetto XIII di UNICAM – Università di Camerino, l’aula magna dei licei di Camerino e dei luoghi all’aperto come il Campus Universitario e i giardini della Rocca dei Borgia. Certamente ci manca la vita di un paese intero che, invece, eravamo riusciti a coinvolgere nei giorni di svolgimento del premio.
JC: Infine, quest’anno il presidente di giuria sarà Francesco Cafiso, scoperto dal Premio Internazionale Massimo Urbani. Come notavamo l’altra sera, tutti e tre i pianisti che hanno accompagnato le esibizioni dei solisti sono stati vincitori del Premio. Manzi e Moriconi presenti nella tappa leccese nella ritmica. È il segno di un rapporto forte che si cementa negli anni tra il Premio e gli artisti che vi passano.
DM: Esattamente. Abbiamo fatto la scelta di coinvolgere sia nelle tappe itineranti che nella finale i musicisti che si sono rivelati al mondo del jazz grazie al Premio Massimo Urbani. Ciò permette di rafforzare un rapporto di collaborazione e di professionalità che rafforza il valore della manifestazione.
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